Corea del Sud VS videogiochi, parte seconda. Dopo la decisione, intervenuta l’anno scorso, di interrompere forzosamente l’utilizzo di RPG da mezzanotte alle sei del mattino per i giocatori minori di sedici anni, il governo sudcoreano chiede collaborazione anche ai produttori di console per proibire il gioco online ai ragazzi più piccoli nelle ore piccole.
Lo scopo è tentare di debellare il fenomeno della dipendenza da gioco che sembra stare prendendo piede nel Sud-est asiatico, considerando i provvedimenti simili già adottati in Malaysia e in Vietnam .
Il problema sollevato dalle case produttrici, in particolare Sony e Microsoft, è che il tempo disponibile per mettersi in regola è davvero poco: la legge entrerà in vigore il 18 novembre e nessuno dei due colossi tecnologici è al momento pronto. Il problema principale è che entrambi prevedevano dei processi di registrazione abbastanza semplici e veloci, che non includevano strumenti di verifica dell’età dichiarata.
Sony, nonostante tutto, ha confermato che provvederà immediatamente a bloccare l’utilizzo dei propri giochi online nella fascia oraria prevista, per gli under-16, e che cercherà di impedire che questi stessi provino a fare nuove iscrizioni. Più difficile la strada per Microsoft : dato che l’azienda in Corea del Sud non richiede informazioni sull’età ai propri giocatori, sarà complesso filtrare gli under-16 da coloro a cui è regolarmente consentito giocare durante il tempo di shutdown . Non sembra esserci ancora un piano al riguardo e sembra che Microsoft stia considerando l’idea – un po’ radicale – di “spegnere” Xbox Live per tutti i cittadini durante le ore previste dalla legge sudcoreana.
Elsa Pili