Avranno un mese di tempo per rispondere in maniera dettagliata, nel tentativo di convincere le autorità della Corea del Sud a lasciar cadere le accuse. I vertici di Facebook dovranno in sostanza dimostrare che le informazioni condivise di poco più di 2 milioni di netizen del paese asiatico non correranno alcun rischio.
Trenta giorni per fugare ogni dubbio da parte della commissione per le comunicazioni in Corea del Sud, che ha infatti annunciato il possibile avvio di un’inchiesta su certe pratiche di raccolta dei dati messe in atto dal sito in blu. Facebook avrebbe violato l’articolo 22 della legge locale sulla protezione delle informazioni e l’utilizzo di una rete di comunicazione.
In sostanza , il gigante social non prevederebbe l’esplicito consenso da parte dei suoi utenti alla raccolta e conseguente trattamento dei dati personali . Un’evidente violazione della legge locale che obbliga qualsiasi fornitore di servizi a chiedere l’autorizzazione prima di proseguire con lo sfruttamento delle informazioni.
L’allarme è stato solo ora lanciato dalle autorità del paese asiatico, data una tardiva popolarità di Facebook tra gli utenti del paese. I 2,3 milioni di iscritti rappresentano attualmente il 5 per cento della popolazione. Un numero pare sufficiente per scatenare le preoccupazioni della commissione.
Restando in tema di privacy, Facebook ha annunciato un significativo aggiornamento di quella privacy dashboard lanciata nello scorso ottobre. Ovvero di uno specifico tool per guadagnare il controllo sulle modalità di sfruttamento dei dati da parte delle applicazioni terze .
Il sito in blu ha dunque reso disponibile la dashboard anche per i circa 200 milioni di utenti mobile , permettendo loro di scegliere con chi condividere cosa, ma soprattutto di tenersi informati circa i dati personali inviati a terze parti. Un’iniziativa che dimostrerebbe ancora una volta come il futuro del sito in blu sia la mobilità.
Mauro Vecchio