Corea, legale il cybercambio nei giochi online

Corea, legale il cybercambio nei giochi online

Assolti due gamer che avevano scambiato cyberdenaro con soldi veri. Il traffico di valuta sarebbe illegale soltanto presso i tavoli verdi online. Genitori e attivisti protestano
Assolti due gamer che avevano scambiato cyberdenaro con soldi veri. Il traffico di valuta sarebbe illegale soltanto presso i tavoli verdi online. Genitori e attivisti protestano

Si tratterebbe di una decisione senza precedenti in territorio coreano, probabilmente capace di modificare da sola il corso futuro dell’industria legata ai giochi online. A spiegarlo, un gruppo di esperti nel settore, che hanno commentato così una recente sentenza della Corte Suprema della Corea: il denaro virtuale può essere scambiato per vera liquidità del mondo reale.

Nel caso specifico , il supremo giudice coreano ha assolto due gamer che erano stati accusati nel corso del 2008, rei di aver trafficato illegalmente denaro all’interno dell’universo fittizio di Lineage , MMORPG dall’ambientazione fantasy.

I due gamer coreani erano così stati accusati del seguente crimine: aver messo da parte circa 20 milioni di won (approssimativamente 12mila euro) a seguito della vendita di denaro virtuale per un valore complessivo di 234 milioni di won (140mila euro circa). In Lineage , il tasso di cambio dell’ aden (così chiamata la valuta virtuale del gioco fantasy) permette di scambiare 1 milione di gettoni fittizi con 8mila won reali (quasi 5 euro).

Nel 2008, una corte del paese asiatico aveva condannato i due giocatori con multe singole per il valore complessivo di 6 milioni di won (quasi 3700 euro). La compravendita di denaro online non era infatti permessa dalla legge. Non per la Corte Suprema: lo scambio tra valuta virtuale e reale sarebbe proibito semplicemente nell’ambito del gioco d’azzardo online .

Nonostante le proteste da parte dell’accusa – che non vorrebbe che ci siano differenze tra il gioco d’azzardo e il traffico di denaro su Lineage – la più alta corte coreana ha dunque deciso che il caso dei due gamer è pienamente in accordo con le leggi locali. Critiche le associazioni dei genitori, così come gli attivisti contro il gioco d’azzardo: la decisione della corte costituirebbe un cattivo esempio per le giovani generazioni.

Mauro Vecchio

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Pubblicato il
14 gen 2010
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