Delle speculazioni ai tempi del coronavirus abbiamo già scritto nelle scorse settimane, anzitutto a proposito di un ingiustificato aumento del prezzo di prodotti come mascherine e gel igienizzanti. Una dinamica denunciata nel nostro paese da alcune associazioni dei consumatori, oggetto d’indagine da parte delle autorità e sulla quale sono intervenute piattaforme e-commerce come Amazon. Non avremmo pensato di trattare il tema anche in relazione all’ambito delle criptovalute: è tempo di ricredersi, è tempo di CoronaCoin.
CoronaCoin è la criptovaluta che scommette sul coronavirus
NCOV, questa la sigla che identifica la moneta virtuale, non può essere ottenuta attraverso il mining come invece avviene ad esempio con Bitcoin. Gli autori dell’iniziativa hanno messo inizialmente a disposizione un numero di token pari a quello della popolazione mondiale, eliminandone poi ogni 24 ore un ammontare proporzionato a quello dei nuovi casi di contagio da SARS-CoV-2 o dei decessi provocati dalla malattia. Sarà dunque questo a determinarne l’aumento del valore. Il suo funzionamento si basa su ERC-20, standard che consente le transazioni sulla blockchain di Ethereum.
CoronaCoin (NCOV) è un token conforme a ERC-20. La fornitura totale si basa sulla popolazione nel mondo (7.604.953.650 NCOV). I token saranno bruciati ogni 48 ore sulla base del numero di infettati e decessi, dunque la valuta è deflazionistica e non ottenibile tramite mining.
Il lancio sembra essere avvenuto ormai un paio di settimane fa con un semplice post su Reddit. A proporre CoronaCoin un team composto da sette sviluppatori, la maggior parte residenti in Europa. L’intenzione è quella di espandersi in tempi brevi. Uno di questi, Sunny Kemp, è stato raggiunto dalla redazione di Reuters.
Secondo alcune persone sostengono che una parte importante degli approvvigionamenti andrà perduta a causa della diffusione del virus, così investono.
Uno degli exchange che già permettono lo scambio dei token, Saturn Network, indica transazioni per circa 3.800 dollari nelle ultime 24 ore.
Le critiche al progetto sono ovviamente piovute immediate. I suoi responsabili si difendono affermando che si tratta di una forma di speculazione come un’altra e sottolineando come il 20% del valore legato alla criptovaluta sarà destinato alla Croce Rossa per sostenere la lotta al nuovo coronavirus e la cura di coloro colpiti da COVID-19.