Coronavirus: fact checking e debunking come primo vaccino

Coronavirus: il fact checking come primo vaccino

L'International Fact-Checking Network in prima linea per evitare che possano circolare informazioni false o alterate in merito al coronavirus.
Coronavirus: il fact checking come primo vaccino
L'International Fact-Checking Network in prima linea per evitare che possano circolare informazioni false o alterate in merito al coronavirus.

Le bufale a proposito del coronavirus si diffondono più rapidamente del virus stesso. Questa l’allerta lanciata dai responsabili dell’International Fact-Checking Network tramite i propri account social. È una delle realtà attive affinché la necessaria circolazione delle informazioni in merito alla malattia non venga falsata o alterata da allarmi ingiustificati, teorie del complotto o altre pratiche di cui ora nessuno avverte il bisogno.

Coronavirus: il fact checking una priorità

IFCN coordina l’azione di fact checking coinvolgendo al momento oltre 60 soggetti da tutto il mondo, al fine di contrastare la piaga delle misinformazione. Stando al report condiviso una delle sfide più grandi è quella che riguarda foto e video immessi in Rete, talvolta rimbalzati dalle bacheche dei social network e riprese dai siti andando a nascondersi in modo subdolo tra un articolo e l’altro a disposizione del pubblico.

Il report condiviso parla di clip individuate su piattaforme come TikTok o YouTube in cui si vede gente indossare una mascherina e camminare per strada prima di cadere all’improvviso, come colta da un malore. Solo grazie al debunking è stato possibile ad esempio smentire l’associazione tra la foto di un uomo riverso a terra e il coronavirus: si trattava dell’immagine di un individuo accasciatosi poiché semplicemente ubriaco.

Come già scritto nei giorni scorsi, l’invito è a far riferimento esclusivamente a fonti istituzionali e a siti affidabili per gli aggiornamenti sull’epidemia. Se interessati a capire la portata del contagio da 2019-nCoV c’è una mappa realizzata sulla base dei dati forniti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.

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Pubblicato il
30 gen 2020
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