Chiamare le cose con il loro nome è il primo necessario passo per approcciare conoscenza e divulgazione. Pandemia è il termine oggi associato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità al coronavirus. Non più epidemia, dunque, come avvenuto fino ad oggi. Una parola che sentiremo spesso ripetuta nei prossimi giorni. Che riempirà i cuori di timori, costringendo forse alcune menti a maggior logica. Che segnerà un’epoca. Che ci cambierà, dentro e fuori.
Le parole sono importanti: non è un’epidemia, ma neppure un’apocalisse. Si chiama Pandemia, altre ne abbiamo vissute. Privati, aziende, stati, associazioni: ora siamo tutti chiamati in causa ad una immediata e inderogabile responsabilizzazione.
Coronavirus: da epidemia a pandemia
Treccani definisce una pandemia come una “malattia dovuta a un agente infettivo che si diffonde in una zona molto vasta in diverse aree del mondo”, fornendo anche gli elementi utili per capire la differenza con epidemia: “Solitamente, una malattia supera lo stadio epidemico divenendo pandemica quando ha un’elevata trasmissibilità nella specie umana e viene a contatto con popolazioni che precedentemente non avevano contratto quell’infezione”.
"We have never before seen a pandemic sparked by a #coronavirus.
And we have never before seen a pandemic that can be controlled at the same time.
WHO has been in full response mode since we were notified of the first cases"-@DrTedros #COVID19
— World Health Organization (WHO) (@WHO) March 11, 2020
A conti fatti l’OMS mette nero su bianco ciò che da alcuni giorni era già un’evidenza, considerando la portata del contagio da coronavirus andata repentinamente espandendosi in poco tempo. Un’attesa forse dovuta anche alla volontà di non alimentare ulteriormente un clima già teso. Altri paesi europei e una parte degli Stati Uniti stanno vivendo una situazione molto simile a quella che l’Italia si è trovata ad affrontare nelle scorse settimane, diventando uno dei territori più colpiti dopo l’esplosione della malattia in Cina.
Cosa cambierà a conti fatti? Ora l’Organizzazione Mondiale della Sanità avrà facoltà di emanare direttive e intervenire direttamente laddove necessario. A noi tutti spetta la responsabilità individuale di seguire le direttive imposte da autorità e istituzioni, contribuendo ognuno ad arginare la diffusione della malattia.
Come spiegato pochi minuti fa nella conferenza stampa della Protezione Civile, la riclassificazione dell’emergenza a dimensione pandemica non è considerata un grosso cambiamento per l’Italia, così come non lo sarà per la Cina: i due Paesi, i più duramente colpiti dal contagio, hanno infatti già posto in essere quanto possibile per tentare di contenere il dilagare del contagio. Quello dell’OMS è dunque un grido d’allarme per il resto del mondo, poiché ora tutta la popolazione planetaria è coinvolta e potenzialmente a rischio.
Cosa cambia? Donald Trump non può più negare. Elon Musk non può più sminuire. Francia e Germania non possono più ignorare. Confindustria non può più sentirsene estranea. Qualcuno, si spera, toglierà il microfono agli urlatori del “è solo un’influenza“. Qualcun altro poserà lo smartphone e tenterà di capire, invece di incaponirsi negli “inoltra” e nei complottismi di bassa lega. L’economia è importante, ma non è più la prima preoccupazione. Non ora. Non più.
“Pan-demos” significa che siamo tutti coinvolti. Nessuno escluso.