Riteniamo che per comprendere al meglio il fenomeno coronavirus e le dinamiche da esso innescate a livello comunicativo e di informazione sia bene allontanarsi da un punto di vista soggettivo e osservarlo da una prospettiva più ampia. Ci è permesso facendo leva sugli strumenti del mondo online. Prendiamo in esame le tendenze registrate da Google, motore di ricerca e oggi veicolo attraverso il quale molti di noi si interfacciano ai contenuti e alle risorse del Web.
L’Italia e il coronavirus: cosa ci dicono le ricerche
Lo facciamo prendendo in esame la chiave “coronavirus” che in molti si sono trovati a digitare in questi ultimi giorni. La piattaforma Trends ci è utile anzitutto per capire le oscillazioni dell’interesse nei confronti della keyword. Vediamo insieme alcuni grafici che fotografano l’andamento. Il primo, qui sotto, ci dice che considerando l’intero ultimo mese in Italia il picco nel volume delle ricerche è stato rilevato domenica 23 febbraio, nei giorni immediatamente successivi alla comparsa dei primi casi di contagio accertati nel paese.
Le ricerche sulla chiave “coronavirus” in Italia nell’ultimo mese (28 gennaio – 28 febbraio)
Il maggior interesse è localizzato in Lombardia. Curiosamente la seconda tra le regioni non è il Veneto (che figura solo in sesta posizione), bensì l’Emilia-Romagna che a nord confina con la provincia di Lodi dove si trovano dieci degli undici comuni inseriti nella cosiddetta zona rossa. La prossimità, dunque, come fattore determinante. Seguono Piemonte, Toscana e Valle d’Aosta. In relazione a quest’ultima è bene precisare che il dato fa riferimento alla percentuale attribuita a una chiave di ricerca rispetto a tutte quelle registrate in una determinata area geografica, non al conteggio assoluto delle query.
Il volume di ricerche nell’ultimo mese sulla chiave “coronavirus”, regione per regione (in blu scuro le aree con maggiore interesse)
Restringendo il periodo analizzato alla sola ultima settimana e focalizzando l’attenzione esclusivamente sulla Lombardia l’apice si posiziona nella prima mattina di lunedì 24 febbraio.
L’andamento delle query per la chiave “coronavirus” in Lombardia negli ultimi sette giorni
Le località nelle quali le ricerche sul tema sono risultate più frequenti (in relazione al volume di tutte le query inviate a Google) sono Pizzighettone (CR), Stradella (PV), Lodi Vecchio (LO), Romano di Lombardia (BG) e Castelleone (CR). Codogno, dove è stato registrato il primo caso italiano, si trova solo al 29esimo posto.
Dinamica del tutto simile per il Veneto.
L’andamento delle query per la chiave “coronavirus” in Veneto negli ultimi sette giorni
In questo caso la percentuale più alta di query è stata rilevata a Lozzo Atestino (PD), Treponti (PD), Montegrotto Terme (PD), Abano Terme (PD) e Vigonza (PD). Vo’, comune della regione con il primo paziente contagiato, non rientra nelle prime 50 posizioni.
L’andamento delle query per la chiave “coronavirus” in Sicilia negli ultimi sette giorni
Gli italiani si sono relazionati al tema coronavirus passando da Google in modo piuttosto uniforme, senza differenze tangibili tra una regione e l’altra, con qualche eccezione tutto sommato di poco conto. In Liguria, ad esempio, il volume massimo di ricerche è stato registrato con qualche ora di anticipo, già domenica 23 febbraio.
L’andamento delle query per la chiave “coronavirus” in Liguria negli ultimi sette giorni
Più tardi invece in Puglia, con un picco nella serata di mercoledì 26 febbraio, in concomitanza con la circolazione delle notizie in merito al primo caso accertato nella regione. Nel pomeriggio la nostra redazione aveva affiancato il Dipartimento di Prevenzione ASL Taranto nel correggere una procedura non conforme relativa alla raccolta dati.
L’andamento delle query per la chiave “coronavirus” in Puglia negli ultimi sette giorni
Amuchina e prevenzione
Tra le ricerche correlate svetta “amuchina”. Molti coloro che si sono rivolti a Google al fine di consultare tutorial per realizzarla in casa o per trovare dove comprarla online, innescando un’inevitabile impennata dei prezzi. A tal proposito è interessante osservare come la keyword sia stata digitata di più nelle regioni non colpite in un primo momento dalla diffusione della malattia: Campania, Puglia, Calabria, Umbria e Sicilia.
Le regioni in cui la parola chiave “amuchina” è stata più cercata nell’ultima settimana
Il coronavirus nel mondo: ricerche e contagio
Allontanandoci ancor più da casa e dalla settimana agitata che abbiamo vissuto in Italia possiamo osservare una tendenza differente. Il grafico qui sotto prende in esame le ricerche in tutto il mondo effettuate negli ultimi sette giorni. L’interesse nei confronti della keyword è andato crescendo, seppur con oscillazioni importanti, fino a toccare il punto massimo nella tarda serata di ieri, giovedì 27 febbraio. Non sorprende considerando che è proprio quando si è iniziato a parlare con insistenza di un numero importante di casi accertati a livello internazionale, in altri paesi europei e non solo.
L’interesse rilevato da Google sulla chiave “coronavirus” nel mondo (dal 21 al 28 febbraio)
Uno zoom all’indietro a livello temporale, sull’ultimo mese, fotografa ancora meglio il recente incremento delle query.
L’interesse rilevato da Google sulla chiave “coronavirus” nel mondo (dal 20 gennaio al 28 febbraio)
Premettendo che per ragioni ben note Google non è il motore di ricerca più utilizzato in Cina, può risultare interessante riportare anche il trend registrato nel territorio in cui l’agente patogeno SARS-CoV-2 responsabile della malattia è stato inizialmente rilevato tra la fine di dicembre e l’inizio di quest’anno.
L’interesse rilevato da Google sulla chiave “coronavirus” in Cina (dal 20 gennaio al 28 febbraio)
Osserviamo ora uno dei dati forniti dalla mappa del contagio (fonte originale) compilata e costantemente aggiornata sulla base dei numeri forniti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. La linea gialla rappresenta il volume dei casi confermati sul territorio cinese, quella gialla la diffusione di COVID-19 nel resto del mondo e quella verde i pazienti guariti.
L’andamento del contagio da COVID-19 dal 20 gennaio a oggi
Concludiamo infine l’analisi sovrapponendo al grafico quello visto poc’anzi e relativo ai volumi di ricerche sulla keyword rilevate da Google a livello globale (linea blu). Un dato emerge in modo chiaro e netto: l’interesse sul tema non è andato crescendo di pari passo con il diffondersi dell’infezione. Da qui possiamo partire per riflettere su come le dinamiche del mondo online siano in grado di alterare la percezione di un rischio, qualsiasi sia la sua natura.
Il rapporto tra la diffusione della malattia COVID-19 e il volume di ricerche per il termine “coronavirus” registrato da Google nel mondo
Il coronavirus fa ancora notizia?
Quali dunque le conclusioni? Anzitutto, in merito all’Italia, l’interesse nei confronti della chiave “coronavirus” è andato progressivamente scemando negli ultimi giorni in quasi tutto il territorio, seppur con alcune eccezioni. Conseguenza forse di un clima più rilassato di quello avvertito tra la fine della scorsa settimana e l’attuale, quando si è iniziato a parlare dell’epidemia nel paese. Una dinamica che abbiamo già analizzato in un precedente articolo esaminando le interazioni con i social network. Possono aver contribuito anche le dichiarazioni di rappresentanti e organi istituzionali che negli ultimi giorni hanno assunto un tono meno allarmista.
Non riteniamo di essere in possesso delle competenze necessarie per etichettare quanto avvenuto da una settimana a questa parte come il montare di paure ingiustificate e non riteniamo di poter definire il trend di questi giorni come un pericoloso allentamento della tensione. Non giudichiamo il fenomeno, ci limitiamo a osservarlo attraverso la lente dell’oggettività che gli strumenti del mondo online ci offrono, in questo caso il motore di ricerca che oggi veicola la maggior parte delle query facendo da ponte tra le informazioni e i suoi fruitori.