La Corte dei Conti è tornata sul tema del Piano Cashless Italia all’interno del “Rapporto sul coordinamento della finanza pubblica” esprimendo un giudizio molto equilibrato ed incompleto sul tema. Equilibrato ed incompleto non sono termini che si contraddicono, anzi: la Corte dei Conti spiega esplicitamente di non poter dare un giudizio completo sul progetto poiché ancora mancano dati compiuti sulle risultanze ottenibili, dunque si limita ad esprimere una visione teorica su quanto fin qui verificato sia in termini di Cashback che in ottica di Lotteria degli Scontrini.
Il giudizio della Corte dei Conti
Come sempre il tema raccoglie poi giudizi politicizzati e polarizzati, entusiasti e pessimisti allo scontro all’arma bianca attraverso pagine di giornale e post infiammati, ma di fatto la Corte dei Conti impronta sul massimo equilibrio analitico la propria disamina. La risultante non sta né in una bocciatura, né in una promozione: vengono ravvisati elementi distorsivi da correggere e la sensazione è che si incoraggi il Governo a migliorare il progetto prima di poter dare un giudizio più compiuto magari alla scadenza del secondo semestre dell’iniziativa (dunque a fine anno).
L’analisi effettuata, pur inevitabilmente parziale dato il breve periodo di tempo intercorso dall’avvio delle diverse iniziative, ha fatto emergere l’esistenza di criticità e limiti nell’esperienza finora maturata. In particolare, relativamente al cashback sembrerebbero sussistere difficoltà a monitorare i reali effetti economici e tributari prodotti dalla misura. È stata, dunque, segnalata l’esigenza che le decisioni sulla futura prosecuzione del Programma trovino il necessario supporto nella compiuta conoscenza di elementi fondamentali quali la valutazione degli effetti economici prodotti dall’incentivazione dell’uso degli strumenti di pagamento elettronici nei diversi settori economici interessati e l’impatto che la diffusione delle modalità di pagamento diverse dal contante ha avuto in termini di emersione di ricavi e compensi precedentemente occultati.
Differenziare gli esercenti
Il primo consiglio offerto al Governo è relativo ad una necessaria differenziazione nell’incentivo tra il piccolo negozio e la grande distribuzione, così da poter redistribuire meglio i vantaggi del progetto:
La soluzione adottata, che non opera alcuna distinzione tra i beni e servizi oggetto delle transazioni e i soggetti che rendono la prestazione, appare poco convincente. Preferibile sembrerebbe, per la diffusione dei fenomeni evasivi, una soluzione che valga a privilegiare i pagamenti effettuati verso operatori medio piccoli prevedendo un incentivo differenziato tra grande distribuzione e piccoli operatori.
Questa misura renderebbe il “gioco” più complesso e forse di più difficile comprensione, ma l’adeguamento ne giustificherebbe meglio l’impianto complessivo.
Cashback e Super Cashback
Un secondo consiglio è relativo al numero minimo di operazioni necessarie per il raggiungimento del cashback da 150 euro:
Quanto al numero minimo di operazioni richieste nel semestre per la corresponsione del rimborso, considerando che ad oggi (10 maggio 2021) oltre il 55 percento degli utenti registrati ha superato il numero di cinquanta transazioni, il numero di cinquanta operazioni nel semestre appare esiguo, indebolendo l’interesse ad utilizzare il pagamento elettronico
Inoltre, in termini di Super Cashback, si rileva come occorra indicare nuove specifiche limitazioni – come già da Punto Informatico sottolineato in tempi non sospetti:
Con riferimento al super cashback, allo scopo di contenere gli abusi – che i dati forniti dal Dipartimento alla data del 30 aprile sembrano confermare – potrebbe essere opportuno limitare il numero di operazioni effettuabili con lo stesso operatore nell’arco della medesima giornata (anche se con carte diverse). In questo modo si eviterebbe anche il probabile frazionamento artificioso degli acquisti. La misura del relativo premio, 1500 euro ai primi 100 mila utenti per numero di operazioni nel semestre, appare eccessiva.
Lotteria degli Scontrini
La Corte dei Conti usa termini più severi nei confronti della Lotteria, ma non tanto in virtù degli effetti sui pagamenti cashless (che non vengono affrontati), quanto per una serie di difficoltà operative che hanno limitato l’uso dello strumento.
L’adesione alla lotteria degli scontrini è risultata al momento alquanto limitata e settoriale. Soltanto il 23 per cento degli esercenti tenuti alla trasmissione telematica dei corrispettivi ha finora aderito all’iniziativa, trasmettendo almeno una operazione. La gran parte risulta concentrata nella grande distribuzione: le sole operazioni presso i supermercati assorbono il 54,4 per cento del totale; nella fascia superiore a 500 mila euro si concentra il 43 per cento del totale. Alquanto modesto risulta l’apporto delle fasce fino a 50 mila euro, pari al 6 per cento, e da 50 mila a 100 mila, pari allo 0,9 per cento. Quanto alla distribuzione territoriale degli esercenti che hanno trasmesso operazioni, a fronte di una discreta affermazione della lotteria in regioni come la Lombardia, l’Emilia-Romagna e le Marche, altre regioni, come la Campania, la Sardegna e la Valle d’Aosta si caratterizzano per un risultato del tutto insoddisfacente, sintomo di un sostanziale rifiuto dell’iniziativa.
Aggiunge il report: “la risposta, relativamente positiva, è venuta unicamente dalle imprese di maggiori dimensioni“. Su questo fronte il giudizio può essere duplice: da una parte si può immaginare che per i piccoli esercenti la Lotteria sia un orpello operativo sgradito; dall’altra si può pensare invece che la stretta sul cashless e sulla necessità di produrre scontrini possa aver causato qualche mal di pancia di troppo.
Interessante è inoltre l’osservazione ludica che porta avanti la Corte dei Conti: un gioco nel quale la vincita è eccessivamente differita (e aggiuntiamo: poco spettacolarizzata) non regala le giuste vibrazioni a chi partecipa. Secondo il report occorre aumentare il numero delle estrazioni e rendere così più immediata la possibilità di vincere: così in effetti sarà a partire dai prossimi giorni, quando le estrazioni inizieranno a cadenza settimanale oltre che mensile.
Perplessità
La Corte dei Conti esprime inoltre perplessità (che sfiora lo sconcerto) relativamente alla carenza di dati utili a livello di politica economica, poiché indisponibili in virtù delle normative di tutela della privacy:
Il Dipartimento si è limitato a fornire i soli dati relativi alla disaggregazione delle transazioni per classi di importo e la distribuzione del numero di utenti per fasce di operazioni. Relativamente alla richiesta della distribuzione degli operatori per raggruppamenti di attività e su base regionale lo stesso Dipartimento ha fatto presente che “Ai fini del rispetto della normativa in materia di tutela dei dati personali e in linea con le indicazioni del Garante per la protezione dei dati personali, l’infrastruttura tecnologica (cd. Centro Stella) che elabora i dati relativi alle transazioni utili ai fini del Programma Cashback non raccoglie informazioni di dettaglio circa la categoria merceologica o la localizzazione degli esercenti presso cui sono effettuate le transazioni
Di qui la carenza dei dati sui quali si basa l’incompletezza di giudizio sull’iniziativa, incompletezza che però diventa grave in virtù di possibili nuove estensioni di progetti che, su queste basi, non possono essere supportate da reali indagini conoscitive:
Risulta, pertanto, paradossale che le informazioni, di cui ordinariamente dispongono gli acquirer e le organizzazioni che analizzano il settore dei pagamenti elettronici, non siano conoscibili dalle Istituzioni pubbliche che hanno finanziato l’iniziativa.