Non è certo un caso se improvvisamente il mondo dell’economia e della finanza ha messo al centro delle proprie attenzioni le materie prime. Viene infatti identificato in questo epicentro l’inizio delle scosse che hanno portato ad un innalzamento dei prezzi in tutto il mondo ed ora rischiano di estremizzare una spinta inflazionistica improvvisa e ben poco sana.
Inflazione, chip e silicio
La famigerata lotta delle istituzioni (anche europee) per avere un’inflazione naturale al 2% ha imposto anni di investimenti in tutto l’occidente e ora, in pieno tentativo di rilancio dell’economia, ecco che i prezzi superano improvvisamente e pericolosamente questa famigerata soglia rischiando di mettere in crisi molte famiglie. Come noto c’è il problema delle bollette, ma potrebbe essere soltanto l’inizio di uno scossone destinato a riverberarsi in ben altri ambiti. Non è questa una inflazione sana poiché non causata da un ribollire di domanda, ma da una stagnazione dell’offerta. Il tutto improvvisamente, apparentemente fuori controllo, nella speranza che presto il problema possa rientrare negli argini per defluire rapidamente verso una risoluzione.
Bloomberg identifica nel prezzo del silicio il primo grave problema, probabilmente l’origine prima di ogni tensione. Da questo elemento fondamentale per i semiconduttori, infatti, deriva l’innalzamento dei costi dei chip, con un aggravio sull’intera industria dei prodotti di consumo e dell’automotive (il balzo dei prezzi sarebbe pari al 300% nel giro di poche settimane). Tale innalzamento sarebbe causato dal taglio della produzione cinese, legata apparentemente ai tagli nei consumi che la transizione ecologica ha imposto e dai timori di rimanere senza risorse energetiche durante la stagione fredda. Dinamiche da puzzle geopolitico spesso sfuggenti e di difficile comprensione, in molti casi destinate ad allontanare ancora di più i cittadini dal cuore della Politica, ma al tempo stesso dinamiche dalle conseguenze estremamente concrete proprio per la quotidianità della popolazione.
Ecco quindi spiegato il motivo per cui la nuova Guerra Fredda sia giocata proprio su transizione ecologica, prezzi del gas e disponibilità dei chip. Non stupisce, alla luce di questa situazione, che le disponibilità di iPhone 13 siano scarse, che la PS5 sia introvabile, che l’industria automotive tagli le produzioni, che il carburante aumenti e che le pressioni al rialzo dei prezzi inizino a spaventare. Mai come in questo caso la sottile trama di corrispondenze che lega le materie prime orientali al prezzo dei prodotti in occidente fa vibrare tutte le tensioni esistenti tra i due differenti mondi, entrambi accomunati da una battaglia climatica che abbraccia però inevitabilmente tutto il pianeta. La pandemia in questo contesto non ha fatto altro che fungere da innesco: se la stagflazione andrà a deflagrare, per le banche nazionali sarà una difficile matassa da sbrogliare.