Se ne sta ripetutamente parlando in questi giorni: su Amazon Prime Video sta per partire la seconda stagione di LOL, una trasmissione tutta da ridere che già un anno fa, al grido di “Io sò Lillo“, ha catturato le risate di tutti gli abbonati Amazon Prime. Ora che LOL 2 sta per arrivare c’è una domanda che a qualcuno sembrerà addirittura banale, per altri invece sarà senza una risposta: cosa vuol dire LOL?
Cosa vuol dire LOL?
Non ridere, tu. Non ridere di questa domanda tu che hai scritto millemila volte “LOL” sulle tue chat. Perché quando tu scrivevi “LOL” quegli altri non erano nemmeno ancora nati. Tu che ridi a questa domanda sei un “boomer”, ricordatelo, ed invece di definire inutile questa domanda dovresti spiegare a loro quanto affascinante fosse quell’epoca in cui le emoji si scrivevano con i due punti e le parentesi.
Prima che le faccine diventassero di uso comune, quando per esprimere un sorriso si scriveva su ICQ (un omologo di Skype, prima di Skype) una sequenza come ” 🙂 “, scrivere LOL significava esprimere una grassa risata. LOL sta per “Laughing Out Loud“, una forte risata insomma. Più di ” 🙂 “, ma meno di ROTLF (“Rolling On The Floor Laughing“) che si può interpretare a sua volta come un “rotolare dalle risate”.
Queste sigle erano parte di un gergo lessicale conosciutissimo e comune, proprio di un’epoca in cui non si scriveva su schermi touch, ma soltanto su tastiere QWERTY o su telefonini con o senza T9. Le emoji nascevano da quella situazione di stretta necessità: laddove scrivere era oneroso (il numero massimo di caratteri in un SMS definiva il budget mensile spendibile) e lento (servivano molti click per arrivare al risultato), poter esprimere una risata come LOL o ROTLF era un grande passo avanti nella direzione di quella economicità che il mondo della comunicazione ha sempre strenuamente cercato. Comunicare è costo e fatica, abbreviare diventa quindi spesso scorciatoia utile. La semantica non può però venir meno, altrimenti cessa lo scopo: nascono così codici linguistici nuovi ed ogni generazione ha il proprio. Dal codice nasce la community, dalla community nascono gli strumenti di socialità e così ad libitum generazione dopo generazione.
LOL era la grassa risata di quell’epoca (anni ’90), ROTLF ne era l’esagerazione correlata. Ma non erano i soli acronimi in uso. Se fino a oggi sono arrivati integri i vari IMHO (“In My Humble Opinion“), BTW (“By The Way“), FYI (“For Your Information“) o ASAP (“As Soon As Possible“), è semplicemente perché nessuna emoji ha potuto sostituirne funzionalmente il significato. Anche XOXO è infatti scomparso, perché per mandare figurativamente un bacio oggi bastano cuoricini e faccine animate.
Anche il format LOL è destinato ad esaurirsi, perché trovare fenomeni come Maccio Capatonda, Virginia Raffaele o Mago Forrest non è certo cosa comune. Eppure dopo il successo di LOL del 2021, l’edizione 2022 promette altrettante risate, forse ancor di più. Servirà poi qualche anno per poter ambire a qualcosa di simile, ma al posto di LOL lo chiameremo a quel punto in un altro modo. Chi ride è fuori, del resto, così come chi non conosce il gergo giusto.