Appare più che mai incerto il destino degli ultimi esemplari di Shuttle rimasti in attività: dopo la recente notizia che vede NASA pronta a venderli per cifre stellari, si torna a parlare di un rinvio della meritata pensione. Fino al 2012 o, addirittura, fino al 2015, ad un prezzo non trascurabile. Il tutto per ridurre il gap tra il periodo di pensionamento dello Shuttle e l’ascesa delle nuove navicelle spaziali su cui punta l’ente aerospaziale per il proprio futuro.
Un ritardo sui piani previsti porterebbe ad incognite ed eventuali problemi. Stando alle stime, se lo Shuttle verrà utilizzato sino al 2012, comporterà un costo pari a 5 miliardi di dollari , mentre per arrivare fino al 2015 il costo complessivo prevede ulteriori 11 miliardi di dollari. Cifre considerevoli, che potrebbero influire sui piani che vedono il ritorno dell’uomo sulla Luna entro il 2020, di fatto annichilendo molte delle opzioni NASA.
Il problema da risolvere, certo non nuovo, è proprio il gap tra l’era Shuttle e quella di Orion e Ares I, i suo successori. In precedenza, lo staff di NASA aveva dichiarato di volersi avvalere dei voli in affitto del veicolo russo Soyuz, scelta aspramente criticata da moltissimi.
Un puzzle difficile da ricomporre, fatto di intricati intrecci politici ed economici. Una cosa è certa: NASA ha bisogno di soldi . A ribadirlo è lo stesso Mike Griffin, amministratore di NASA, secondo il quale se non si troveranno ulteriori fondi, l’allungamento del programma dello Space Shuttle potrebbe coincidere con il ritardo delle campagne successive. Per cercare di dare una risposta a queste incognite, NASA sta sviluppando degli studi volti a comprendere quale sia la strada giusta da seguire. Qualche compromesso però sarà inevitabile.
Vincenzo Gentile