Web – Il 90 per cento dei 273 enti pubblici e privati consultati dal Computer Security Institute, CSI americano ha ammesso di aver subìto almeno una aggressione informatica nel corso del 1999. Si tratta di un campione che secondo il CSI è rappresentativo della realtà americana, al punto che interpretando i numeri forniti si può affermare che negli States i danni derivanti da attacchi cyber hanno totalizzato,per il 1999, 266 milioni di dollari.
Stando al rapporto del CSI , la somma dei danni per il 1999 è superiore al totale registrato nei tre anni precedenti. Dei soggetti intervistati da CSI, il 70 per cento ha ammesso attacchi di una certa gravità, che vanno dal furto di informazioni riservate alla frode finanziaria passando per il sabotaggio vero e proprio di dati e reti.
Va detto che nella stima dei danni redatta dal CSI non ci sono quelli derivanti dalla diffusione di virus, dal furto di computer o dell’uso smodato di internet da parte di addetti e impiegati. A quest’ultima voce, infatti, negli States sono dedicati interi studi di importanti osservatori, secondo cui la rete aumenta la produttività ma riduce il tempo dedicato al lavoro…
Ad ogni modo, per ragioni imputabili al timore di perdere credibilità, soltanto il 42 per cento dei soggetti intervistati da CSI ha accettato di quantificare con esattezza il danno subito. E talvolta la “bolletta” ha superato i 50-60 milioni di dollari per incursione…
Va anche detto che questo studio arriva in un momento delicato sul piano della sicurezza dei sistemi informatici. Dopo gli attacchi Denial of Service delle scorse settimane, replicati di recente nuovamente sul sito dell’ FBI , la tensione è alle stelle e il rischio è che gli States pervengano al varo di “leggi speciali”. Leggi invise a chi tiene alla libertà dell’individuo e alla riservatezza dei dati personali ma inseguite dalla polizia federale, per ottenere nuovi e più ampi poteri di repressione del “terrorismo informatico”?