C’è questa cosa dell’abolizione dei costi di ricarica per gli utenti di telefonia mobile, c’è il decreto legge che ne prevede la cancellazione sin dai primi di marzo , c’è un comprensibile nervosismo nei vertici dei grandi operatori di settore e c’è pure un piccolo bailamme infraeuropeo: le misure di liberalizzazione varate dal Governo su proposta del ministro allo Sviluppo economico Pier Luigi Bersani rischiano di dover affrontare le procelle di un mare in tempesta , a partire proprio dai costi di ricarica.
Bersani ieri ha smentito che vi sia una qualsiasi presa di posizione europea contro il provvedimento sui costi di ricarica o di aver mai ricevuto, come riportato da alcuni giornali mainstream in queste ore, una lettera vergata dal commissario europeo alla Società dell’informazione Viviane Reding in cui si ventila una presunta “incompatibilità” del provvedimento d’urgenza varato dal Governo con le normative comunitarie.
Però qualcosa c’è. Bersani ha ammesso che prima della pubblicazione del decreto, avvenuta venerdì, gli uffici del suo ministero avevano ricevuto una “richiesta informale di chiarimenti interpretativi” e non da parte di Reding ma di un funzionario. Non un avvertimento, come qualcuno ha raccontato, ma più semplicemente una comunicazione dal sapore burocratico. Con quel piccolo neo che il Ministro non ha voluto nascondere: “Chiarimenti – ha dichiarato – singolarmente coincidenti con quelli delle compagnie telefoniche”.
In quel singolarmente molti potrebbero vederci ben più di quanto specificato da Bersani, evidentemente consapevole che sta manovrando la barca di quel decreto legge, un naviglio esile ma velocissimo, avendo operatori che sacrificano quotidianamente ad Eolo e Poseidone e che bussano a Bruxelles. C’è persino chi sostiene che sia in arrivo un ricorso di uno o più carrier proprio in sede europea contro il provvedimento: taglierebbe fuori, illegalmente, le authority di settore. Senza contare la possibilità di ricorrere magari in sede di Corte Costituzionale: gli operatori sarebbero ben felici di sostenere che il decreto legge non ha quelle caratteristiche di urgenza previste dalla Costituzione per l’emanazione di un provvedimento del genere. In questo caso giocherebbe a favore dei ricorrenti il temporeggiare dell’Autorità TLC, ancora lungi dal prendere provvedimenti sui costi di ricarica e che, nonostante l’interessamento europeo, si è fin qui limitata a qualche dichiarazione e ad una consultazione pubblica sull’argomento: come a dire che sì, qualcosa bisogna fare, ma che fretta c’è?
Non a caso l’associazione Anti Digital Divide ha vergato in queste ore una nota per ricordare che “il governo aveva l’obbligo di intervenire, visto che le authority in dieci anni non si sono accorte dei costi di ricarica” se lo hanno fatto è “solo dopo l’intervento dell’UE”, peraltro sollecitato dalle centinaia di migliaia di firme della petizione D’Ambra . Firmatari che ora già si preparano a chiedere il rimborso delle ricariche pagate fin qui se Agcom dovesse mai dare lo spazio per farlo.
Né è un caso se associazioni del consumo come Adusbef e Federconsumatori aggiungano proprio ora scialuppe di salvataggio alla barca di Bersani, parlando di “sospetta ingerenza della UE”. Questa sarebbe “solerte nel tutelare gli interessi dei monopoli” e “lenta nei provvedimenti a favore dei cittadini europei”. Ci vanno giù duro le due associazioni: “Chissà perché questi signori commissari, che pur avrebbero il dovere di eliminare rendite da cartello o posizioni dominanti, mentre trovano il tempo per scrivere lettere ai governi che vogliono semplificare il mercato, fanno ammuffire nei loro dorati cassetti provvedimenti perfino annunciati”. L’accento è sui costi del roaming internazionale , quello che continua a “foraggiare gli operatori telefonici”.
Procelle dunque, che non sorprendono visto che quel decreto, oltre a cancellare i costi di ricarica, crea una mobilità contrattuale senza precedenti: gli utenti che si abbonano ai servizi TLC potranno rescindere i contratti in qualsiasi momento. Una misura attesa dai moltissimi che protestano contro la qualità dei servizi, in particolare quelli broad band, e che oggi non possono migrare da un operatore all’altro con facilità. Qui in ballo ci sono quote di mercato e il senso di investimenti che specie sul fronte ADSL in questi anni si sono focalizzati sull’acquisire il cliente prima ancora di pensare a fornirgli un servizio di qualità. L’utente che può saltare da un operatore all’altro è probabilmente un incubo per molti strateghi delle TLC nostrane.
Se poi si aggiunge il richiamo alla trasparenza delle tariffe del decreto, il quadro degli interessi in gioco diventa chiarissimo.
Ed è qui che le onde s’ingrossano di spuma: all’eliminazione dei costi di ricarica potrebbe corrispondere un aumento delle tariffe telefoniche . Accusati da anni di far cartello su servizi essenziali di telefonia mobile, come i costosissimi SMS , gli operatori potrebbero trovare proprio nelle tariffe almeno parziale compensazione per la perdita degli enormi profitti derivanti dai costi di ricarica.
Adusbef e Federconsumatori sono fiduciose e fanno sapere che dal loro punto di vista “l’abrogazione dei costi delle ricariche non incide assolutamente sulle tariffe telefoniche, che potranno essere fissate autonomamente dagli operatori in ossequio alle regole della concorrenza in maniera chiara e trasparente”. Nel rispetto delle regole da parte dei carrier crede molto meno Anti Digital Divide, secondo cui “ora è necessario che le autorità garanti vigilino affinché gli operatori mobili non aumentino le tariffe per far fronte ai mancati introiti dei costi di ricarica. Le premesse non sono buone: infatti, Agcom ha accertato, tramite una recente indagine, che se non si considerano i costi di ricarica le tariffe italiane sono al di sotto della media europea”. Il che vorrebbe dire che l’Autorità potrebbe non opporsi ad un rincaro .
Insomma, i costi di ricarica sono stati aboliti ma per sapere se lo saranno davvero dovremo aspettare ancora qualche settimana. Nel frattempo è bene abbarbicarsi sul timone di Bersani, sia mai che altre divinità tentino di spingerlo fuori rotta.