Roma – C’è molta attesa per i risultati dell’indagine sui costi di ricarica per schede prepagate condotta da Agcom e Antitrust che si è chiusa questa settimana . Presto dovrebbe avere luogo il pronunciamento delle Authority, che fino ad oggi hanno prodotto le proprie valutazioni in un documento di un centinaio di pagine, che rivela numeri e caratteristiche di tariffe invise ai consumatori.
Il rapporto delle due Authority, di cui parla il quotidiano la Repubblica , evidenzia innanzitutto il valore del business delle ricariche: il 91% degli utenti di telefonia mobile italiani hanno una scheda ricaricabile, una quota che per le commissioni pagate per le ricariche nel 2005 ha significato un introito di un miliardo e 714 milioni di euro . Gli utenti più penalizzati risultano essere quelli che effettuano ricariche di importi relativamente bassi, in quanto il costo relativo alla commissione viene ammortizzato su un credito inferiore.
Pur esistendo operatori che propongono promozioni ed offerte che non comportano costi di ricarica, le due Authority sottolineano come questo non sia sufficiente a ridimensionare le proporzioni del fenomeno.
Ma quali sono le motivazioni alla base dei costi di ricarica ? Gli operatori giustificano le commissioni con il fatto che devono remunerare gli intermediari, ossia i soggetti che veicolano il servizio di ricarica che si trovano tra i gestori e gli utenti, come i rivenditori (ricevitorie, edicole presso cui si acquistano ricariche e carte servizi) e le banche (che consentono di ricaricare tramite sportelli bancomat e conti correnti online). I costi di queste operazioni sono però stati calcolati, per l’anno scorso, in 769 milioni di euro, coperti i quali restano (per differenza dal miliardo e 714 milioni sopra evidenziato) 945 milioni di ricavo.
Altro aspetto evidenziato dall’indagine, gli importi dei costi di ricarica. Che, ad eccezione di alcune opzioni tariffarie o promozioni, si ripetono nei tagli di ricarica degli operatori. Secondo le Authority, i carrier su questo business non si sarebbero fatti concorrenza proprio per salvaguardare questa sacca di redditività.
Ulteriore fattore oggetto di analisi di Agcom e Antitrust, il vantaggio finanziario derivante dal pagamento anticipato . Le ricariche sono infatti “prepagate” per definizione: l’utente paga in anticipo il traffico di cui deve ancora fruire. Un vantaggio difficilmente quantificabile e che le Authority stimano in un range che va da 20 a 200 milioni di euro.
Fin qui le valutazioni delle Authority. Ma al di là del mancato introito per gli operatori, cosa comporterebbe un’eventuale abolizione dei costi di ricarica? “L’abolizione vera e propria del costo di carica, che genera circa 600-700 milioni di euro per TIM, sarebbe una pessima notizia – sostiene un analista di una sim milanese citato da Milano Finanza – tuttavia riteniamo che tale probabilità sia limitata, mentre è possibile che l’Antitrust possa dimostrare l’esistenza di un cartello tra le compagnie telefoniche (i costi sono simili) e imporre qualche correttivo”.
In attesa di un pronunciamento ufficiale sul tema, non tardano i commenti delle associazioni di difesa dei consumatori. Paolo Landi, di Adiconsum , in linea con l’obiettivo della petizione lanciata in aprile da Andrea d’Ambra, auspica un provvedimento che preveda la cancellazione dei costi di ricarica, o quantomeno la riduzione ad una cifra non superiore ad un euro . “In più occasioni – ricorda l’associazione – abbiamo denunciato all’Autorità il costo eccessivo delle ricariche e l’evidente trust fra i gestori. Un costo ingiustificato rispetto ad un servizio reso, che grava soprattutto sui giovani e sui meno abbienti”.
L’associazione sottopone all’Agcom altre criticità che riguardano la telefonia mobile. Le cadute di linea e la comparabilità dei piani tariffari sono infatti due aspetti ritenuti fondamentali da Adiconsum, che chiede l’emanazione di due nuovi provvedimenti: riguardo alle interruzioni di comunicazione, la richiesta è di un provvedimento che non preveda alcuno scatto alla risposta per le chiamate effettuate allo stesso numero nei 60 secondi successivi. Sulla comparabilità dei piani tariffari, l’associazione chiede, “così come esiste il costo al kg e al litro” la definizione di un criterio simile per le tariffe telefoniche, ferma restando la possibilità per l’operatore di praticare tariffe differenti.
D.B.