È arrivato il primo pronunciamento ufficiale da parte di Agcom e Antitrust in seguito all’attesa conclusione dell’indagine sui costi di ricarica, condotta congiuntamente e avviata lo scorso giugno . E il comunicato, anch’esso redatto e pubblicato “a siti unificati” esordisce con un concetto incoraggiante: “Possibile intervento regolatore per garantire soprattutto la clientela più debole”.
“Occorre un intervento di rimodulazione sul contributo di ricarica dei cellulari per restituire alla concorrenza tutte le componenti di prezzo della telefonia mobile e ottenere in prospettiva rilevanti riduzioni delle tariffe”. Questo il concetto che fa da incipit al comunicato, descritto come la principale indicazione conseguente all’ indagine portata a termine dalle due Authority. “In base ai risultati dell’indagine – prosegue la nota – ci sono i margini per un intervento dell’Agcom – in relazione agli elevati contributi di ricarica – per garantire tutte le fasce di clientela, specie quelle economicamente più deboli. Gli operatori dovranno inoltre fornire informazioni trasparenti in grado di permettere agli utenti scelte di consumo consapevoli”.
Agcom e Antitrust ritengono che la revisione anche totale del “contributo fisso” renderebbe “più trasparente le offerte e ne aumenterebbe la comparabilità”. Un fattore determinante, in un mercato dove deve regnare la libera concorrenza, in cui “verrebbe inoltre eliminato quel carattere di regressività del costo di ricarica, che incide in misura maggiore sui tagli inferiori, creando effetti distorsivi per i consumatori più deboli”.
L’indagine ora prenderà il volo. Destinazione, la Commissione Europea, a cui le due Autorità sottolineeranno come il “costo” di ricarica del credito di telefonia mobile “rappresenti un’anomalia italiana”, non essendo applicato negli altri Paesi europei. Per dare a Cesare quel che è di Cesare, questa frase (citata nel comunicato congiunto) è stata per mesi il grido di battaglia della petizione online promossa da Andrea d’Ambra dal sito Aboliamoli.eu (definito da alcuni come un’iniziativa di “social marketing”), che raccoglie questo risultato sulla scorta delle oltre 700mila adesioni raccolte.
L’indagine mette inoltre in luce come il servizio “prepagato” sia nato quale alternativa al servizio in abbonamento, che come noto è gravato dalla tassa di concessione governativa, oltre che da un canone di abbonamento eventualmente applicato dai gestori. E dal rapporto emerge che le commissioni di ricarica, nel 2005, avrebbero portato ai gestori ricavi lordi pari a oltre 1,7 miliardi di euro, vale a dire oltre il 15% degli introiti complessivi delle SIM prepagate.
“Dall’indagine – aggiungono Agcom e Antitrust a conferma di quanto trapelato ieri – emerge peraltro che il contributo di ricarica non ha un diretto e trasparente rapporto con i costi sostenuti dagli operatori per la gestione dei servizi di ricarica, ma rappresenta una componente di prezzo inserita dalle imprese nell’ambito delle loro strategie di pricing”.
“In un contesto di grande complessità tariffaria, il contributo di ricarica ha dunque ulteriormente accresciuto l’eterogeneità delle voci di prezzo, rendendo più opaca la percezione del prezzo effettivo finale del servizio”. Questa la conclusione del comunicato delle Authority , in calce al quale sono state riportate due tabelle riassuntive con alcuni dati relativi al triennio 2003 – 2004 – 2005 (qui sotto).
“Si avvicina la resa dei conti” annuncia il Movimento Difesa del Cittadino . “Dopo le tante denunce – osserva l’associazione – finalmente le Autorità dimostreranno se la tutela dei consumatori rappresenta una priorità oppure un semplice slogan”. MDC auspica un provvedimento di urgenza mirato a ridurre i costi delle ricariche “del tutto sproporzionati e non rispondenti ai costi effettivamente supportati dalle aziende di telefonia mobile”, seguito da opportune sanzioni da comminare alle aziende, nell’eventualità in cui fosse provata l’esistenza di un cartello sui prezzi delle ricariche, ipotesi peraltro ventilata dall’indagine appena chiusa. “Qualora fosse dimostrato ? spiega Francesco Luongo, responsabile del Dipartimento TLC del Movimento Difesa del Cittadino – un accordo lesivo della concorrenza ai danni dei consumatori, questi avrebbero diritto al risarcimento dei danni consistenti nel maggior costo delle ricariche, un po’ come è accaduto nel caso dell’RC-auto”.
E a questi concetti si ricollega lo stesso D’Ambra: “Ora attendiamo che gli operatori si adeguino rapidamente, togliendo i costi di ricarica, o sarà necessario un intervento in questo senso dell’Agcom. Faremo inoltre richiesta per farci rimborsare il costo di ricarica sostenuto finora da noi consumatori”. E sul fatto che nel 2006 si possa arrivare ad una svolta sui costi di ricarica che esistono da una decina d’anni, lo studente di Ischia chiosa: “Affinché le Authority si occupassero del problema c’è stato bisogno che intervenisse un semplice cittadino con una petizione online, questo conferma la situazione anomala del nostro paese”.
Dario Bonacina