I governi di Italia, Francia e Spagna hanno chiesto alla Commissione europea di imporre alle Big Tech di partecipare ai costi sostenuti dagli operatori di telecomunicazioni per l’espansione e la manutenzione delle reti. È la prima volta che rappresentanti politici intervengono direttamente sull’argomento. A febbraio, quattro telco avevano inviato una lettera ai legislatori europei per evidenziare il problema.
Rischio per la net neutrality
Come dimostra anche l’ultimo report di AGCOM, negli ultimi anni sono aumentati sia il consumo di dati che la richiesta di banda da parte dei servizi offerti dagli OTT (Over-The-Top). Deutsche Telekom, Orange, Telefónica e Vodafone avevano evidenziato che streaming video, gaming e social media sono responsabili di oltre il 70% del traffico. Nel documento inviato da Italia, Francia e Spagna alla Commissione europea viene indicata una percentuale inferiore (55%), ma è comunque necessaria la condivisione dei costi tra operatori e Big Tech.
I tre governi sottolineano che gli operatori investono grandi somme di denaro nell’espansione delle reti 5G e FTTH, quindi la Commissione europea dovrebbe adottare una proposta legislativa che impone a tutti i player del marcato di contribuire ai costi dell’infrastruttura digitale. Secondo l’associazione ETNO (European Telecommunications Network Operators), un contributo annuale di 20 miliardi di euro potrebbe dare una spinta di 72 miliardi all’economia europea.
Margrethe Vestager, Commissaria europea per la concorrenza e l’agenda digitale, aveva dichiarato che la questione verrà studiata in modo approfondito. Gli attivisti dei diritti digitali aveva però evidenziato le possibili conseguenze.
Se le Big Tech saranno obbligate per legge a partecipare ai costi, la neutralità della rete potrebbe essere a rischio. Google, Meta, Netflix e altri fornitori di contenuti potrebbero offrire servizi migliori solo agli utenti che pagano di più.