New York (USA) – No, decisamente non se l’aspettavano, quelli della Secure Digital Music Initiative , che tutti i codici di sicurezza posti “a protezione” della musica coperta da diritto d’autore venissero effettivamente craccati. Non si aspettavano che tutti i watermarks da loro fin qui faticosamente realizzati finissero a brandelli sotto i colpi d’ascia di craccatori d’alto livello. Eppure, stando alle anticipazioni di Salon, proprio questo è accaduto con il concorso HackSDMI , chiuso ufficialmente lo scorso 8 ottobre ma senza una comunicazione ufficiale dei risultati.
Nel mancato anuncio dei risultati del concorso, indetto dalla SDMI per mettere alla prova le proprie codifiche ed eventualmente per trovare il modo di migliorarle, c’è chi vi legge un enorme imbarazzo. La SDMI, cioè, non avrebbe messo in debito conto la possibilità che tutto quello a cui ha lavorato finora con il supporto delle majors della discografia possa andare in fumo. Le tecnologie di sicurezza non hanno resistito all’impatto di HackSDMI.
Non è dato sapere chi abbia vinto i 10mila dollari messi in palio dalla SDMI per colui che fosse riuscito a craccare, i suoi watermarks, ma l’imbarazzo sembra trasparire anche dalla laconica pagina che emerge all’indirizzo di HackSDMI . Una pagina che oggi offre soltanto la possibilità di inviare un’email all’organizzazione o di andare sul sito della Secure Digital Music Initiative.
Nelle prossime ore è probabile che arrivi qualche comunicato ufficiale, una nota nella quale i responsabili del concorso e della SDMI spiegheranno l’accaduto e il da farsi. Di certo c’è da segnalare che il boicottaggio contro il concorso promosso dalla EFF non ha avuto effetto. La EFF ha denunciato HackSDMI in quanto il concorso sarebbe stato pensato per sfruttare crackers e company in modo da ottenere a basso costo fondamentali conoscenze sul cracking dei propri codici.
In proposito è significativa la presa di posizione di Talal Shamoon, funzionario della SDMI, che ha reagito alla notizia secondo cui i watermark SDMI sarebbero stati tutti craccati. Secondo Shamoon questo non è vero. “Inoltre – ha detto – poniamo per un attimo che tutti i codici siano stati craccati, cosa non vera. Un caso del genere è già stato messo in conto. Questa non è una organizzazione di dilettanti. Questi sono uomini d’affari seri che hanno chiesto un collaudo delle tecnologie. Quando si fa una richiesta del genere una delle cose che si mettono in conto è che tutti i codici siano superati. Ci sono piani di riserva per scoprire nuove funzioni di sicurezza”.
Secondo Salon queste parole e le indiscrezioni sull’accaduto possono legittimamente far pensare che la SDMI sia giunta al capolinea davanti all’evidenza che le proprie tecnologie non possono impedire la contraffazione della musica digitale. Ma sono solo speculazioni, per conoscere le conseguenze reali occorre attendere ancora.