Dopo l’attacco ai sistemi informatici del New York Times , gli hacker/cracker cinesi avrebbero preso di mira un altro prestigioso quotidiano statunitense. Confermata dall’editore Dow Jones & Co , una nuova offensiva contro le infrastrutture del Wall Street Journal , scagliata da Pechino per controllare la copertura mediatica fin qui garantita alle tematiche politico-finanziarie in terra asiatica.
Sarebbero gli stessi “motivi di stato” che hanno guidato il recente attacco informatico ai sistemi del New York Times , con la conseguente fuoriuscita di password e informazioni riservate sulle fonti consultate dai giornalisti newyorchesi nello svolgimento del loro lavoro redazionale. Secondo le ultime indiscrezioni , l’offensiva asiatica avrebbe coinvolto anche Bloomberg – tentativo però fallito – e, nello scorso agosto, l’agenzia di stampa Thomson Reuters .
Attraverso il portavoce dell’ambasciata cinese negli Stati Uniti, il governo di Pechino ha negato qualsiasi forma di coinvolgimento nell’ondata di cyberattacchi per le operazioni di spionaggio mediatico. “È da irresponsabili avanzare queste accuse senza prove solide – ha spiegato Geng Shuang – Il governo cinese proibisce gli attacchi informatici e ha fatto tutto il possibile per combattere simili attività nel rispetto delle leggi nazionali”.
Dal Ministero degli Esteri a Pechino, il portavoce Hong Lei ha sottolineato come i cyberattacchi rappresentino una minaccia anonima e transnazionale. “È molto difficile presumere l’origine di un attacco informatico – ha continuato Lei – Soprattutto è da irresponsabili farlo sulla base di semplici indiscrezioni”. La stessa Cina sarebbe stata vittima di un’ondata di attacchi informatici, la cui origine non è però stata rivelata .
Mentre i vertici del Federal Bureau of Investigation (FBI) lavorano alla nuova minaccia alla sicurezza nazionale, il CEO di Mandiant – società assoldata dal New York Times per investigare sugli attacchi da un punto di vista tecnico – ha spiegato che le operazioni di spionaggio e ricerca delle fonti giornalistiche non rappresentano certo una novità per gli Stati Uniti. I cinesi avrebbero colpito più di 30 giornalisti dal 2008 .
Con un impero da 15 miliardi di dollari, Symantec ha tra i suoi clienti proprio il celebre quotidiano della Grande Mela. All’indomani degli attacchi, la società specializzata in sicurezza informatica ha fatto sapere che “da soli, i programmi antivirus non bastano”, che altre misure di tutela dei sistemi sono necessarie per prevenire incursioni di questo tipo. Nel comunicato di Dow Jones & Co , l’attacco al Wall Street Journal è ancora in corso.
Mauro Vecchio