Stando a quanto sostiene l’FBI, Chris Roberts sarebbe responsabile del cracking di almeno un volo di linea , della compromissione del computer di bordo e l’invio di un comando capace di modificare il comportamento del velivolo. Roberts, neanche a dirlo, controbatte alle accuse dicendo di essere stato male interpretato.
Le capacità di cracking ad alta quota di Roberts sarebbero state rivelate dallo stesso ricercatore a Mark Hurley, agente dell’FBI che ha poi proceduto al sequestro dell’attrezzatura del cracker inclusiva di chiavette USB, un portatile MacBook Pro e un tablet iPad Air.
Roberts, fondatore della security company One World Labs, è stato interpellato dall’FBI già due volte nel corso degli ultimi mesi: il suo tentativo di cracking aereo riuscito rappresenterebbe la prova concreta della veridicità degli allarmi recentemente lanciati da un discusso rapporto del Government Accountability Office (GAO) statunitense sulla “crackabilità” dei voli di linea.
Il ricercatore avrebbe “confessato” di sua spontanea volontà di aver eseguito l’hacking dei sistemi informatici di bordo di decine di aerei Airbus e Boeing nel corso degli ultimi anni; nel caso aperto dall’agente Hurley, Roberts avrebbe compromesso il Thrust Management Computer del suo volo riuscendo a inviare un comando (“CLB”) per far salire di quota l’aereo.
Roberts si difende dalle accuse dell’FBI, dicendo di essere vittima di una citazione fuori contesto: il ricercatore è impegnato da 5 anni con l’unico obiettivo di migliorare la sicurezza degli aerei di linea, ha spiegato Roberts, e la semplificazione del Bureau avrebbe ridotto questo lavoro in un solo paragrafo di testo. La stessa community dei ricercatori di sicurezza sembra smentire l’FBI, invitando alla prudenza: per crackare un aereo in volo è un’operazione estremamente complessa e richiede la concorrenza di numerosi fattori che non sembrano emergere dal resoconto delle autorità riguardo all’operatori di Roberts.
Alfonso Maruccia