Sarà forse che Viacom ha il dente avvelenato con GoogleTube per la storia degli oltre 150mila video riprodotti senza autorizzazione , ma l’ultima questione in fatto di copyright, broadcasting non autorizzato e censura preventiva che coinvolge il colosso dell’entertainment ha preso una piega alquanto bizzarra. La media company ha preteso che YouTube cancellasse lo spezzone di uno dei suoi show televisivi che, e qui sta il bello, riprendeva un video già esistente sul portalone di video sharing, usato in TV senza prima chiedere autorizzazione all’autore originario .
Lui è Christopher Knight , regista indipendente e web designer freelance che ha realizzato alcuni video pubblicitari per la campagna elettiva della Board of Education della Contea di Rockingham, Carolina del Nord. Il video incriminato è invece uno dei tre spot per la campagna mandati in onda dai canali televisivi locali, aggiunto su YouTube già dall’ottobre del 2006. Un divertente miscuglio di mitologia sci-fi e dichiarazione d’intenti in favore dell’educazione dei “bambini della Contea di Rockingham”, ritrasmesso poi dal canale VH1 di MTV Networks (sussidiaria Viacom) durante lo show Web Junk 2.0 .
VH1 non ha chiesto alcuna autorizzazione a Knight per l’utilizzo del video , ma il filmmaker non ne ha fatto una tragedia anzi si è mostrato orgoglioso della cosa, decidendo di condividere la ritrasmissione dello spezzone su YouTube. Purtroppo per lui questa volta Viacom non ha fatto finta di niente ma ha inviato la tradizionale takedown notice al portalone del video sharing per far cancellare la clip proveniente da Web Junk 2.0.
Il famigerato video, accusano ora alcuni osservatori, è in sostanza divenuto copyright di Viacom nell’istante in cui è stato mandato in onda su VH1, poco importa che esso avesse già un autore con tutto il diritto di venire informato su quello che l’emittente stava combinando con la sua produzione amatoriale. Knight spiega sul suo weblog che aveva già preso in considerazione la questione copyright quando ha deciso di riproporre il video passato su Web Junk 2.0, ma “se questa non era questione da Fair Use – sostiene – allora non so come qualunque altra cosa potrebbe qualificarsi come tale”.
“Così Viacom ha preso un video che io avevo creato per motivi non profit – osserva amareggiato Knight – e senza nemmeno provare a chiedere il mio permesso, lo ha usato per una trasmissione a fini di lucro. E quando io ho realizzato una clip YouTube da quello che loro avevano fatto con il mio materiale, loro mi hanno accusato di aver infranto il copyright e hanno fatto pressione su Youtube per rimuovere la clip”.
Quello che ora vuole Knight non sono soldi, ma solo che il suo video della trasmissione Web Junk 2.0 venga rimesso online affinché “venga stabilito che gli altri creatori di contenuti hanno il diritto sotto la disciplina del Fair Use di mostrare come i loro lavori vengano apprezzati nel vasto mondo. Io voglio soltanto che il resto di noi che non è affiliato con le corporazioni dei media abbia gli stessi diritti di disporre del proprio lavoro che i big boys godono per il proprio”.
In rete c’è chi invoca l’intervento di Electronic Frontier Foundation , di modo che l’industria ascolti la voce della ragione – o al limite quella di un buon legale d’accusa – e torni sui propri passi . Forse ora Viacom potrebbe decidere di ripensare alla questione, vista anche la pubblicità negativa che il caso sta producendo.
Alfonso Maruccia