Ad annunciarlo è stato un post apparso sul sito ufficiale di Creative Commons Italia: varie licenze CC 3.0 sono state lanciate in versione italiana , offrendone appunto la traduzione. Ma non si tratta di semplice adattamento linguistico, dal momento che le licenze 3.0 sono state praticamente tagliate su misura del sistema giuridico del Belpaese.
“In generale, le revisioni introdotte dalla versione 3.0 hanno determinato un processo di armonizzazione attraverso cui uniformare le soluzioni adottate a livello internazionale – si può leggere nel comunicato di CC Italia – Sul tema dei diritti morali e della gestione collettiva, in realtà, il gruppo di ricerca italiano aveva percorso i tempi, dettagliando questi aspetti già nella versione 2.5 delle licenze”.
Molte le novità, come ad esempio la menzione del diritto di noleggio e prestito di copie dell’opera . La versione 3.0 sancisce poi che il “linguaggio utilizzato dal creatore di un’opera derivata non deve in alcun modo suggerire avvallo o sponsorizzazione dell’autore originario”. Modifiche – concordate con il MIT – per preservare il prestigio e soprattutto la reputazione degli autori stessi.
Sono quindi state introdotte licenze compatibili, in particolare nel caso della licenza BY-SA (Attribution Share Alike) . “In particolare, CC intende offrire agli utenti delle community online la possibilità di mescolare a piacimento i loro contenuti – si legge ancora – sono in corso discussioni con varie organizzazioni, che hanno sviluppato licenze share alike per settori specifici (es. banche dati)”.
Le licenze CC 3.0 europee sono in seguito caratterizzate dalla completa rinuncia a far valere il diritto sui generis sulle banche dati . “Resta comunque tutelato il diritto d’autore per quel che riguarda la struttura della banca dati, assieme ad altre caratteristiche espressive della stessa. Ma è garantito il libero utilizzo dei fatti e delle informazioni contenute nella banca dati”.
Stando alla stessa CC Italia – attraverso il progetto CC Monitor – l’Italia si trova attualmente al terzo posto per numero assoluto di licenze adottate (più di 5,5 milioni) , dietro Stati Uniti e Spagna. È però vero che il 43 per cento di queste stesse licenze risulta essere del tipo più restrittivo (CC BY-NC-ND) , una percentuale che colloca l’Italia al 38esimo posto su 52 è paesi monitorati per libertà delle licenze.
Mauro Vecchio