Che succede quanto un utente cambia operatore di telefonia mobile, ma non chiede al vecchio gestore la restituzione del credito residuo? Nulla. Per questo motivo, la restituzione del credito residuo deve essere automatica e non dipendere dalla richiesta dell’utente. È la posizione espressa dal Movimento Difesa del Cittadino , per bocca del responsabile TLC Francesco Luongo, dopo l’audizione delle associazioni dei consumatori presso l’ Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni , avvenuta venerdì scorso.
Oggetto dell’audizione, le proposte formulate dagli operatori di telefonia mobile dinanzi all’Authority per le modalità di restituzione del credito residuo, in adempimento al Decreto Bersani. I quattro MNO (TIM, Vodafone Italia, Wind e 3 Italia) intendono mantenere il meccanismo di restituzione del credito residuo su richiesta, a mezzo modulistica inoltrata via posta raccomandata o posta ordinaria. “Questo meccanismo – ha osserva Luongo di MDC – non risulta agevolmente fruibile da parte dell’utente medio, già alle prese con richieste a call center e a mezzo posta che spesso restano inevase”.
La proposta dell’associazione va infatti in un’altra direzione, proponendo “la restituzione automatica degli importi in caso di recesso, come già statuito dall’art. 4 della Delibera n. 179/03/CSP in caso di eventuali depositi cauzionali o anticipi conversazioni, con l’indicazione del tempo massimo per la restituzione. “L’utente – precisa ancora Luongo – dovrebbe essere sempre avvisato, all’atto del recesso e prima del suo perfezionamento, dell’esatto ammontare del credito residuo tramite SMS e ogni altra forma di comunicazione utile (oltre che per iscritto, se richiesto all’operatore)”.
I precedenti delle procedure non automatiche, sottolinea MDC, non sono incoraggianti: “Il meccanismo a richiesta si è dimostrato poco funzionale anche in altri servizi a rete, quali gas ed elettricità, dove milioni di euro giacciono nelle casse delle società per la mancata o inevasa richiesta di restituzione da parte degli utenti”. Si sono venuti così a creare una sorta di “depositi dormienti”, formati da denaro già versato dagli utenti per servizi mai fruiti, accumulato nel tempo.
“Al consumatore, inoltre, deve essere lasciata libertà di scelta se trasferire il credito ad altro operatore, in caso di portabilità del numero, oppure di chiedere al gestore semplicemente la restituzione del denaro con modalità agevoli e in ogni caso senza costi” ha dichiarato Luongo, definendo “non congrui” i termini di 30 giorni proposti dai quattro MNO – a cui si allineano Poste Mobile e Carrefour – né i 60 giorni proposti da CoopVoce.
Per quanto concerne, infine, i costi dell’operazione, MDC dichiara di non condividere “né il quantum né le modalità di applicazione: nel caso di recesso da un contratto di telefonia fissa è prevista la restituzione automatica e senza spese dell’anticipo conversazioni, perché non dovrebbe succedere anche in questo caso?” Su questi presupposti, l’Associazione rivolge all’Authority TLC la richiesta di un provvedimento “che garantisca in tempi brevi l’effettività dei diritti riconosciuti agli utenti dagli art. 1 commi 1 e 3 della Legge n. 40/07 (Legge Bersani)”.
Dario Bonacina