Si chiama Crescita 2.0 il corpo normativo che costituisce il secondo Decreto Crescita approvato ieri dal Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro dello Sviluppo economico, delle Infrastrutture e dei Trasporti. Un provvedimento che, come si legge nel comunicato ufficiale di Palazzo Chigi, mira a rendere l’Italia un luogo in cui l’innovazione sia il motore di una crescita sostenibile e uno dei fattori determinati per la competitività industriale.
Il documento conferma in gran parte la struttura dell’ultima bozza circolata online con il nome di Decreto Digitalia . Infrastrutture e servizi digitali, creazione di nuove imprese innovative (startup), ricette mediche digitali, fascicolo universitario elettronico, obbligo per la PA di comunicare attraverso la posta elettronica certificata e di pubblicare online i dati in formato aperto e riutilizzabile da tutti: questi alcuni dei capisaldi che intendono rinnovare e semplificare attraverso la digitalizzazione gran parte delle pratiche burocratiche che rallentano il passo della crescita economica e della vita pubblica italiana.
Il Governo sostiene di aver applicato il dettato previsto dall’ Agenda Digitale e di voler recepire i principi dell’ Agenda Digitale Europea , promuovendo, con quest’ultima azione, uno strumento normativo che metta le ICT al centro dei programmi per la crescita e la competitività del Belpaese.
Tra le misure più lungimiranti vi è l’integrazione del piano finanziario messo a punto per ridurre il digital divide da banda larga e l’introduzione di “significative semplificazioni” per la posa della fibra ottica della banda ultralarga. Nello specifico, l’obiettivo fissato è la connessione ad almeno due Megabit nelle zone non ancora coperte e nelle aree a fallimento d’impresa. Ai fondi già stanziati per il Sud (circa 600 milioni), si aggiungono con l’ultimo decreto altri 150 milioni per finanziare gli interventi nelle aree del centro-nord . Per quanto concerne la diffusione della banda ultralarga, si dispone la semplificazione delle procedure e l’esenzione della tassa per l’occupazione del suolo e del sottosuolo.
Un elemento di novità nel panorama industriale italiano riguarda le misure per la nascita e lo sviluppo di startup innovative . Per queste ultime – come si legge nel testo – sono messi a disposizione circa 200 milioni di euro sotto forma di incentivi e fondi per investimento. Sono anche definiti i criteri in base ai quali un’iniziativa imprenditoriale possa considerarsi “startup”. È sufficiente rispettarne uno: sostenere spese in ricerca e sviluppo in misura pari o superiore al 30 per cento del maggiore tra il costo e il valore della produzione, impiegare personale altamente qualificato per almeno un terzo della propria forza lavoro, essere titolare o licenziataria di una privativa industriale (brevetto) connessa alla propria attività.
Un altro capitolo interessante riguarda l’istruzione. Oltre all’istituzione – a partire dall’anno accademico 2013-2014 – del fascicolo elettronico dello studente con l’obiettivo di offrire la gestione informatizzata dell’intera carriera universitaria, l’articolo 11 prevede l’introduzione di libri scolastici digitali da adottare in abbinamento alla versione cartacea o in esclusiva. Oltre ai testi di studio, sono previsti centri scolastici digitali per ambiti territoriali particolarmente isolati (ad esempio piccole isole e comuni montani dove è presente un numero di alunni insufficiente per la formazione di classi), per i quali sarà predisposto un collegamento multimediale e da remoto degli studenti alle classi scolastiche.
Per quanto riguarda la trasparenza della pubblica amministrazione, si dispone che le PA rendano disponibili le informazioni secondo i termini di una licenza che ne permetta l’utilizzo da parte di chiunque, anche per finalità commerciali.
Al di là della soddisfazione mostrata dai membri dell’esecutivo tecnico e dallo stesso Premier – secondo il quale l’agenda digitale “è la base per recuperare il gap tecnologico del Paese” – restano alcuni importanti nodi legati alle possibilità di effettiva attuazione del decreto . Il primo riguarda una parte della copertura finanziaria che deve ancora essere trovata; il secondo ha a che fare con alcune perplessità relative alla governance e, in particolare, al ruolo cruciale che dovrà svolgere l’Agenzia per l’Italia digitale, ancora in via di costituzione.
Cristina Sciannamblo