Roma – Decolla il CRF, il Content Reference Forum , l’organizzazione messa in piedi da alcuni dei più grandi nomi della tecnologia, dei servizi internet e della musica, tra i quali la giapponese NTT, Universal Music, VeriSign, Microsoft. Obiettivo del CRF è realizzare quello che viene definito seamless sharing , cioè una sorta di piattaforma universale di condivisione dei contenuti capace di interagire con tutti i sistemi di riproduzione e registrazione e, allo stesso tempo, garantire i diritti di proprietà intellettuale sui contenuti stessi.
L’idea del CRF, stando ad una nota rilasciata ieri, è quella di ottimizzare sul piano legale e tecnologico quello che già avviene oggi, cioè lo scambio incessante di file contenenti materiali di ogni genere tra utenti internet che si trovano spesso e volentieri in paesi diversi, in continenti diversi, soggetti ad ordinamenti giuridici diversi.
Tutto questo, naturalmente, servirà anche a creare un veicolo di distribuzione soggetta a pagamento per contenuti che vogliano essere diffusi ovunque. Con, in più, la possibilità di integrare al trasporto dei file anche servizi aggiuntivi, come la traduzione e il pagamento dei contenuti stessi: la “confezione digitale” del file, che può per esempio contenere un film, potrebbe prevedere che se il film viene trasmesso da un americano ad un italiano, quest’ultimo ne possa fruire in italiano se la traduzione è disponibile. Non solo, se l’utente italiano in questo quadro non avesse i diritti di visione del film potrebbe acquistarli al volo contestualmente alla ricezione del file. Ma è solo un esempio, afferma CRF, di quanto potrebbe essere realizzato con un nuovo “protocollo di condivisione”.
A guidare il CRF verso i propri ambiziosi obiettivi è Albhy Galuten , personaggio ben noto alle major della musica per il ruolo svolto come leader del dipartimento tecnologico di Universal Music. “Nessuno – ha spiegato Galuten – ha ancora affrontato il problema di come rendere efficace e senza soluzione di continuità la distribuzione dei contenuti online”. “Significa – ha spiegato – riuscire a fornire le giuste direzioni al contenuto cosicché i consumatori lo possano localizzare e comprare e ne possano acquisire i relativi diritti di fruizione”.
Le prime specifiche per la realizzazione della piattaforma, “CRF Baseline Profile v.1.0”, parlano di un sistema che prevede l’integrazione nei pacchetti dati in circolazione di informazioni sulla loro provenienza, per esempio l’area geografica di chi li “spedisce”, informazioni sul tipo di “licenza d’uso” del contenuto nonché sulle modalità per l’acquisizione dei diritti di fruizione. Tutti servizi che vanno visti da un doppio punto di vista: quello dell’utente che riceve-compra-spedisce e quello delle aziende che detengono i diritti e che, in questo modo, possono vederseli riconoscere. Un modello che può tenere conto, a quanto pare, anche dei diversi accordi incrociati tra i differenti operatori con le relative compensazioni.
Per ottenere tutto ciò i big player del CRF utilizzeranno almeno in parte standard già in essere, come quelli sviluppati da entità come il MPEG (Moving Pictures Experts Group) oppure quelli su cui lavora OASIS , l’organizzazione per lo sviluppo di standard strutturati per l’informazione. “Noi – sostiene Galuten – non intendiamo reinventare la ruota”.