Uno studio pubblicato questa settimana da Chainalysis fa luce sul fenomeno che lega il mondo delle criptovalute a quello delle attività illecite, prendendo in considerazione nel dettaglio l’entità dei fondi movimentati dai criminali. Anche questo tipo di transazioni, così come avvenuto con quelle del tutto legittime, ha fatto registrare una flessione nel corso degli ultimi mesi.
Meno fondi movimentati in criptovalute, anche da attività illecite
L’andamento è quello che si può osservare nell’immagine qui sotto. È palese un significativo rallentamento tra aprile e luglio. Il periodo è quello identificato dagli addetti ai lavori come Crypto Winter, caratterizzato prima da un’importante flessione degli asset e poi da una sostanziale stabilità. Nell’ultimo mese, ad esempio, il prezzo di Bitcoin è oscillato tra i 20.000 e i 24.000 dollari.
Il secondo dei grafici allegati mostra invece il volume cumulativo delle criptovalute scambiato su base mensile e senza alcuna attinenza con le attività illecite.
In entrambi i casi, si è ben al di sotto rispetto al 2021: rispettivamente -15% e -36%. Vale a dire che il rallentamento (anno su anno) ha interessato più gli scambi legittimi che non quelli provenienti da furti, raggiri e altri canali di natura illegale.
Quali sono i fattori che hanno contribuito al trend? Anzitutto, sono diminuite le truffe inerenti a questo ambito. Essendo meno evidenti le opportunità di guadagno, le potenziali vittime sono meno propense a convertire i loro risparmi in asset digitali. Vi è poi da registrare l’impegno delle principali piattaforme, anche su pressione delle autorità, per porre rimedio a una situazione di sostanziale assenza di controlli protratta per lungo (troppo) tempo. Tra quelle che si sono mosse in questa direzione c’è l’exchange Binance, attraverso un percorso di metamorfosi che abbiamo descritto nei mesi scorsi in un articolo dedicato.