Matt Damon, Reese Witherspoon, Gwyneth Paltrow, Paris Hilton e LeBron James sono solo alcune delle celebrità chiamate in causa da un articolo comparso oggi sulle pagine del NYT e che pone una domanda piuttosto semplice: dopo il #cryptocrash, dove sono finiti i VIP che, fino a pochi giorni fa, hanno prestato i loro volti e la loro notorietà ai big delle criptovalute? Alla richiesta di un’intervista, tutti coloro appena citati si sono trincerati dietro il più classico dei no comment.
Gran parte degli endorsement ha visto promuovere piattaforme come Binance dove, in pochi minuti, è possibile aprire un portafogli e cimentarsi nel trading.
Il silenzio delle celebrità sul crollo delle criptovalute
L’elenco compilato dalla testata d’oltreoceano è in realtà ben più lungo. Dentro anche Mila Kunis, Aaron Rodgers, Tom Brady e Naomi Osaka. L’unica replica è giunta da Jeff Schaffer. Il regista ha curato uno degli spot (visibile qui sotto) sugli exchange mandati in onda durante il Super Bowl di febbraio, da qualcuno ribattezzato Crypto Bowl.
Sfortunatamente, penso che non avremmo nulla da aggiungere, poiché non abbiamo idea di come funzionino le criptovalute (nonostante ci sia stato spiegato più volte). Non le possediamo e non seguiamo il loro mercato. Ci siamo solo occupati di realizzare una pubblicità divertente!
Sia chiaro, nessuno può attribuir loro alcuna responsabilità per il recente crollo di Bitcoin e di gran parte degli altri asset che animano il mondo crypto. Dopotutto, si tratta di testimonial pagati per partecipare a campagne pubblicitarie come lo sono gli attori reclutati nel cast di un film. Per qualcuno il coinvolgimento è però andato oltre, concretizzandosi in palesi prese di posizione manifestate via social e rivolte a decine di milioni di follower. È il caso di Paris Hilton (ParisHilton.eth su Twitter), da tempo attiva anche sul fronte degli NFT e con progetti legati al metaverso.
C’è bisogno di una maggiore trasparenza
Il trend al ribasso innescato nelle ultime settimane e ancora in corso impone quanto meno una riflessione sulla necessità di una maggiore trasparenza a proposito dei rischi connessi al trading in questo ambito. Per ragioni piuttosto ovvie, uno spot costato milioni di dollari trasmesso nell’intervallo del Super Bowl (sette milioni per trenta secondi) tenderà a focalizzare l’attenzione sulle opportunità di guadagno più che sulla volatilità.
Poco meno di un anno fa, scrivevamo su queste pagine dell’intervento dell’autorità britannica a proposito di una pubblicità su Bitcoin ritenuta ingannevole ed esposta nella metropolitana di Londra. Dodici mesi dopo, l’ecosistema delle criptovalute è letteralmente esploso, raggiungendo un pubblico molto più ampio. La portata del fenomeno si è estesa su scala globale, lo stesso deve valere per le tutele degli investitori, ai quali vantaggi e rischi devono essere presentati in modo ugualmente esplicito.
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