Il nuovo anno è da poco iniziato e il tema criptovalute la sta facendo da padrone. Buone, ma anche cattive notizie si stanno intervallando in questi giorni ricchi di speranze. Ce n’è una però che potenzialmente potrebbe attenzionare tutta Europa e anche l’Italia. Stiamo parlando dell’Estonia la quale ha appena annunciato che da febbraio introdurrà nuove regole più severe nei confronti di prodotti e servizi legati al mondo delle criptovalute. A essere colpiti saranno anche quelli legati alla finanza decentralizzata. Scopriamo insieme perché questa scelta potrebbe creare un effetto domino in Europa e, soprattutto, in Italia.
L’Estonia introdurrà nuove regole più severe per le criptovalute
Senza se e senza ma, l’Estonia ha deciso di trasformare la sua natura crypto-friendly in regolatrice severa delle criptovalute. La nuova normativa avrà il compito di intensificare la Legge AML contro il riciclaggio di denaro e il finanziamento al terrorismo. Due temi che sicuramente stanno particolarmente a cuore, ma a farne le spese saranno tutti coloro che detengono asset digitali.
Con questa nuova regolamentazione tutti i fornitori di servizi crypto verranno considerati Virtual Asset Service Providers (VASP), ovvero fornitori di servizi di asset virtuali. Ciò li porrà sullo stesso piano dei classici istituti finanziari. Cosa comporta questo per tutti gli exchange di criptovalute, piattaforme blockchain, DeFi e wallet digitali? In pratica, per esercitare i loro servizi nel Paese dovranno richiedere una licenza che verrà rilasciata dell’Estonian Financial Intelligence Unit. Questi, per riceverla, dovranno presentare:
- informazioni finanziarie come attività e dimensione del capitale sociale, una panoramica di reddito, flussi di cassa e altro;
- un business plan;
- documentazione della propensione al rischio e valutazione del rischio;
- informazioni sui sistemi tecnologici utilizzati per la fornitura dei servizi pianificati, insieme a una descrizione delle misure di sicurezza, delle misure di continuità operativa e del livello di organizzazione tecnica;
- descrizione dei sistemi informatici da utilizzare per l’identificazione e il monitoraggio delle transazioni, dei clienti e dei loro beneficiari effettivi;
- informazioni sulla società di revisione finanziaria del richiedente che controlla i suoi fondi;
- informazioni sul numero di azioni e voti acquisiti o posseduti da ciascun azionista.
Anche l’Italia potrebbe fare qualcosa di simile
Erroneamente si potrebbe pensare che questa scelta sia distante dalla nostra realtà. Al contrario, questa notizia peserà molto sull’Europa tutta, ma in modo particolare anche in Italia. Il nostro Paese percepisce come forte l’esigenza di regolamentare le criptovalute. Non molto tempo fa, prima della fine del 2021, l’Agenzia delle Entrate aveva chiarito un aspetto importante, ovvero quando le criptovalute vanno dichiarate nella dichiarazione dei redditi.
Non dovrebbe passare molto tempo affinché anche l’Italia introduca nuove regolamentazioni. Già il mese scorso Consob aveva bannato dal Paese alcune società crypto. Inoltre, da questo mese si potranno acquistare Bitcoin anche al supermercato, nelle edicole e in tabaccheria. Questi sono tutti segnali che presto potremmo trovarci anche noi nella stessa situazione dei cittadini estoni che detengono criptovalute.