Secondo quanto annunciato da tempo, la Guardia di Finanza ha avviato controlli a tappeto in merito a criptovalute e tasse. Sotto esame sono tutti quei contribuenti che nelle loro dichiarazioni dei redditi presentano possibili irregolarità fiscali. Un inizio che fa comprendere quanto chi detiene crypto deve prestare attenzione e dichiarare il giusto.
Questi controlli arrivano a seguito di un programma attento di antiriciclaggio per bloccare quella fascia di criminalità che sfrutta le criptovalute come lavaggio di denaro sporco. C’è anche chi sfrutta Bitcoin per evadere il fisco e così evitare di dover pagare tasse “salate”. In altre parole è iniziata la lotta a evasione e criminalità organizzata che ha trovato nel mondo fintech un’opportunità fuori legge.
In questi ultimi mesi abbiamo assistito a nuove operazioni della Guardia di Finanza che ha sequestrato grandi quantità di criptovalute sfruttate per evadere le tasse, riciclare denaro sporco e fuggire al fisco. Non solo crypto, ma anche Token Non Fungibili (NFT) sono stati i protagonisti di una fuga generale da parte dei furbetti evasori.
Criptovalute e tasse: anche gli NFT sotto l’occhio della Guardia di Finanza
Non sono solo le criptovalute a essere “nemiche” delle tasse. La Guardia di Finanza sta tenendo sotto controllo anche i Token Non Fungibili, più comunemente detti NFT. Diversi creatori che vendono su portali ed exchange hanno evaso al fisco i loro guadagni. La vendita di NFT corrisponde alla vendita di opere d’arte.
Un artista coinvolto in questi controlli a tappeto aveva venduto, senza dichiarare nulla, un importo che raggiungeva all’incirca i 3,3 milioni di euro. Questi compensi erano stati erogati al soggetto sotto forma di criptovalute. Occorre capire bene che questi guadagni vengono classificati come proventi di lavoro autonomo.
Il rapporto Fintech della Banca d’Italia ha anche spiegato che la lotta ai rischi di riciclaggio continuerà mettendo in campo nuove strategie, tecniche e collaborazioni in grado di contrastare pratiche illecite nell’ambito di criptovalute e tasse. Un posto importante lo occupa anche la lotta al terrorismo che in questi ultimi anni viene finanziato tramite crypto e asset digitali. Nel rapporto si legge:
La possibilità di utilizzare cripto-attività per fini illeciti ha stimolato lo sviluppo di strumenti e indicatori specifici per il monitoraggio delle transazioni da e verso Virtual Asset Service Provider (VASP); in particolare, il 16 per cento degli intermediari coinvolti nella rilevazione ha introdotto o sta sviluppando soluzioni per il monitoraggio dell’operatività connessa a cripto-attività.
Sono elaborati numerosi scenari all’interno degli applicativi esistenti per identificare eventuali operazioni anomale con i VASP in base alle caratteristiche del cliente e all’uso di contante. L’identificazione di queste operazioni può rivelarsi cruciale per valutare un eventuale innalzamento del profilo di rischio e un rafforzamento dei relativi presidi.
Alcuni intermediari stanno valutando la sostituzione degli applicativi di transaction monitoring esistenti a favore di strumenti più evoluti e flessibili, che possano integrare anche il controllo delle cripto-attività.
Infine, essere in regola con fisco e tasse evita anche di cadere vittima delle truffe a tema criptovalute che sfruttano il nome di Agenzia delle Entrate in modo improprio.