La stabilità finanziaria è stata più volte messa in pericolo da elementi endogeni al mondo stesso dell’economia: i casi più eclatanti sono stati quelli dei subprime prima e del mercato immobiliare poi, ma anche lo scoppio delle dotcom a inizio millennio ed ogni singola bolla sgonfiatasi nei decenni precedenti. Ora c’è un elemento alieno che sta invece per essere metabolizzato e rischia di portare all’interno del sistema finanziario tutte le fragilità strutturali che ancora lascia evidentemente in mostra: le criptovalute, secondo un report del Financial Stability Board (FSB), sono un rischio immediato che le istituzioni non possono più ignorare.
Cryptoasset, una miccia pericolosa
Secondo l’analisi del FSB, le criptovalute rischiano di essere una miccia accesa in casa, un vero e proprio trojan in grado di creare elementi di drammatica fragilità sistemica. Un rischio non immediato, spiega il report, ma comunque imminente e chiaramente prevedibile. Il problema è che il sistema finanziario si ritrovi improvvisamente un elefante a correre nel corridoio in virtù di una capitalizzazione che ha raggiunto quota 2,6 bilioni di dollari solo negli scorsi mesi (ritracciando poco sotto in seguito) e diventando qualcosa che nessuna autorità può più ignorare.
Tutto ciò sta avvenendo sottotraccia, con i cryptoasset che agiscono in una tendenziale e generale deregulation. Il timore della FSB è che tutto ciò porti ad una concentrazione di rischi strutturali e sistemici estremamente sottovalutati, chiudendo entrambi gli occhi di fronte alla mancanza di trasparenza che in troppi elementi appare invece del tutto evidente.
Il mondo finanziario è così debole da cadere nell’ennesimo inciampo, senza imparare dalla storia? Molto probabilmente si, poiché l’interesse potrebbe incoraggiare a tenere sotto la sabbia i rischi integrati nella commistione degli interessi con il mondo crypto, salvo la speranza di consolidare i guadagni prima che possa accadere qualcosa di irrimediabile.
Eppure secondo la FSB è già tutto sotto gli occhi dei mercati: problemi di liquidità, rischi di crediti inesigibili, fragilità dei supporti alle stablecoin, utilizzo della leva finanziaria, opacità delle piattaforme, mancanza di controlli, assenza di regolamentazioni. A tutto ciò si aggiunge una scarsa comprensione dello strumento da parte degli investitori (elemento che con maggior violenza potrebbe ricadere sui singoli e, a cascata, a livello sistemico sui privati) e tutto quanto concernente i rischi di riciclaggio di denaro e criminalità informatica.
Il report FSB non è un attacco alle criptovalute in quanto tali ma al fatto che, in assenza di autorità che ne disinneschino i rischi, Bitcoin e affini possono diventare una backdoor in grado di minare le basi di un’economia già sotto la pressione della pandemia. Ad una instabilità sistemica, come noto, equivale una instabilità economica e politica, tutti elementi che nessuno ha il lusso di potersi permettere. La chiamata all’azione è dunque chiara: le autorità internazionali prendano rapidamente in mano il dossier relativo ai cryptoasset ed agiscano al fine di rendere questi strumenti compatibili con le regole della finanza internazionale.
In caso contrario, al primo intoppo se ne pagheranno care le conseguenze.