AT&T Inc. , il gigante delle telecomunicazioni USA, continua a far discutere con le sue politiche nei confronti degli utenti/consumatori. Questa volta a far drizzare le antenne è la nuova policy , che fissa nuove condizioni di sospensione del servizio : ledere il buon nome di AT&T, dice il contratto revisionato, può costare la connessione.
In particolare il sotto-capitolo 5.1, chiamato Suspension/Termination , stabilisce i termini entro i quali la telco si riserva il diritto di staccare la spina ad Internet: se la sospensione può forse risultare comprensibile se si ritarda più di 30 giorni nel pagare una bolletta, che la linea possa essere staccata “per una condotta che AT&T ritiene che “danneggi il buon nome e la reputazione di AT&T, o le sue società, affiliate e sussidiarie” lo è naturalmente molto meno. In sostanza, ha deciso AT&T, qualunque atto di critica eccessivo o non accetto al management del conglomerato può essere soggetto a censura preventiva e senza nemmeno l’avviso di sfratto .
“Perciò i clienti AT&T non hanno il permesso di scrivere pocast/vlog con giudizi critici su AT&T”, osserva Cory Doctorow su BoingBoing , parlando di temi scottanti come la sospetta collusione tra telco e NSA o le alleanze strategiche con le major per fare a fettine il traffico dei contenuti senza bollino blu.
Il diritto di critica, difeso dalla costituzione americana come fondamentale ed inalienabile, per il più grande dei colossi delle telecomunicazioni nordamericane diventa regolabile e sanzionabile con un semplice contratto commerciale che non fa particolare professione di equilibrio.
“Ridicolo” il nuovo contratto secondo CrunchGear , che polemizza preconizzando l’istituzione di una “polizia segreta” come tappa successiva della politica anti-utente di AT&T. “Davvero non scendono nei particolari, oltre a dire che non sei autorizzato a fare niente che possa danneggiare la già eccellente reputazione di AT&T”, satireggia il weblog.
Da altre parti si mette poi in luce il fatto che la mancanza di rispetto per la libertà di critica è una costante tra le telco USA : “A Verizon non serve nemmeno una motivazione”, scrive Doc Searls in riferimento al contratto di un altro dei tre colossi delle telecomunicazioni negli States, secondo cui la società può interrompere in ogni momento il servizio “senza avviso preventivo e per qualunque ragione o senza nessuna ragione”.
Alfonso Maruccia