Il direttore dell’FBI Jim Comey ha chiesto al Congresso di stabilire una nuova legge, una norma che avrebbe il compito di forzare l’installazione di vere e proprie backdoor all’interno dei dispositivi di comunicazione protetti da tecnologie crittografiche. Visioni irrealizzabili raccontate a politici che non mostrano di comprendere.
Il Bureau federale gioca ovviamente la carta del terrorismo e dei criminali che si scambiano le istruzioni per far saltare in aria gli States a mezzo iPhone, senza che gli agenti in nero abbiano la possibilità di intercettare tali comunicazioni a causa dell’utilizzo degli algoritmi crittografici. L’eventualità è palesemente falsa , la richiesta di Comey è praticamente irrealizzabile ma incontra l’interesse degli ignari e ingenui membri dei Comitati ristretti di Capitol Hill. Uno in particolare, tale repubblicano John Carter, confessa candidamente di non saperne un’acca di crittografia e cyber-sicurezza. E Carter è uno di quelli che deve decidere su quella stessa questione su cui confessa di essere totalmente ignorante.
Non bastassero le figure imbarazzanti a Washington D.C., la fobia delle tecnologie crittografiche ululata dalle autorità statunitensi supera l’Atlantico e infetta anche l’Europol: l’ Office Director Rob Wainwright sostiene che le comunicazioni cifrate rappresentano il principale ostacolo all’opera dei poliziotti che vanno alla caccia dei cattivi pedoterrosatanisti del Web.
Un barlume di senso nelle polemiche sulla cifratura e la difesa della privacy online arriveranno forse dal Consiglio sui Diritti Umani delle Nazioni Unite (UNHRC), che ha appena annunciato l’intenzione di incaricare un esperto per la formulazione di un rapporto indipendente – non compensato economicamente – sul diritto alla riservatezza nel mondo.
Alfonso Maruccia