Avrete certamente sentito parlare di crowdfunding. Negli ultimi anni questo sistema di finanziamento di progetti di vario tipo si è diffuso a macchia d’olio in tutto il mondo. Oggi l’Europa è diventata centro nevralgico e anche l’Italia conta migliaia di nuovi casi di crowdfunding ogni anno. Cerchiamo dunque di fare chiarezza al fine di farvi comprendere le sue incredibili potenzialità, specie in un momento di crisi economica come quella attuale innescata dall’emergenza sanitaria da Covid-19, le cui vere ripercussioni in ambito finanziario si concretizzeranno solo tra qualche mese.
Cosa si intende per Crowdfunding
Il termine crowdfunding trae la propria origine dal crowdsourcing o sviluppo collettivo di un prodotto. Come vedremo è particolarmente utilizzato nei progetti di finanziamento collettivo e può riferirsi a iniziative di qualsiasi genere: dall’aiuto in occasione di tragedie umanitarie al sostegno all’arte e ai beni culturali, al giornalismo partecipativo, fino all’imprenditoria innovativa e alla ricerca scientifica. Il web è solitamente la piattaforma che permette l’incontro e la collaborazione dei soggetti coinvolti in un progetto di crowdfunding.
L’ascesa del crowdfunding negli ultimi dieci anni deriva dal proliferare e dall’affermarsi di applicazioni web e di servizi mobile. Condizioni che consentono a imprenditori, imprese e creativi di ogni genere di poter dialogare con la crowd (letteralmente “la folla”) per ottenere idee, raccogliere soldi e sollecitare input sul prodotto o servizio che hanno intenzione di proporre. Si tratta dunque di un’importante fonte di finanziamento ogni anno per circa mezzo milione di progetti europei che altrimenti non riceverebbero mai i fondi per vedere la luce.
Un esempio di iniziativa autonoma di crowdfunding è la campagna Tous mécènes («tutti mecenati») del Louvre. Il progetto prevedeva di raccogliere 1 milione di euro attraverso le donazioni delle web community per acquistare da un collezionista privato il capolavoro rinascimentale Le tre grazie di Cranach. In Italia la campagna di crowdfunding che ha raccolto più adesioni è stata quella per la ricostruzione della Città della Scienza, il polo scientifico di Napoli distrutto da un incendio doloso a marzo 2013.
Come funziona il Crowdfunding
Chiarito il concetto di crowdfunding, entriamo nel merito dei meccanismi di funzionamento. Questi dipendono soprattutto dalla tipologia di raccolta dei finanziamenti. Come vedremo infatti è possibile individuare quattro tipologie principali di crowdfunding, per ognuna delle quali sono previste determinate regole. in merito alla gestione dei progetti, soprattutto al termine delle campagne. Scendiamo nel dettaglio però e cerchiamo di capire assieme le varie tessere che compongono questo complesso mosaico.
Il donation Crowdfunding
Il donation crowdfunding (basato sulle donazioni) viene spesso indicato come la forma “originale” di crowdfunding. Si tratta della tipologia con cui i privati (definibili come veri e propri investitori) destinano somme relativamente contenute di denaro ad una causa a loro scelta. Solitamente si va da 1 euro a duemila euro, ma non ci sono limiti imposti in tal senso. L’aspetto caratterizzante in questo caso è che gli investitori non si aspettano nulla in cambio, che sia una ricompensa o un bene di equivalente valore monetario. È evidente dunque come il sistema venga quasi sempre utilizzato per portare avanti una causa meritevole, spesso con un importante valore morale o sociale.
L’equity Crowdfunding
In questo caso gli investitori, in cambio del proprio apporto di risorse finanziarie, ricevono una quota nel capitale dell’impresa. Da ultimo, attraverso l’equity-based crowdfunding, si consente, quindi, ai crowdfunders di entrare a far parte della compagine societaria degli emittenti, effettuando i relativi conferimenti (in caso di un aumento di capitale a servizio) o acquistando partecipazioni già esistenti (ipotesi, quest’ultima, decisamente più rara nella prassi). L’equity crowdfunding consente attraverso portali online specificamente autorizzati da Consob, di acquistare azioni o quote di società di capitali in un contesto regolato e controllato. Questo modello è spesso adottato da piccole start-up, per trovare fondi per il lancio o la sviluppo delle proprie aziende.
Il reward Crowdfunding
Reward significa letteralmente “ricompensa“. In questa forma di crowdfunding dunque i finanziatori, donando soldi ad un progetto, si aspettano di essere ricompensati alla sua conclusione. Nella maggior parte dei casi questa ricompensa è di tipo non finanziario, ma può essere rappresentata da beni o servizi di cui usufruire in una fase successiva. Le donazioni sono della stessa entità di quello basato su donazioni: possono partire anche da 1 euro. Solitamente i progetti sono in prodotti che non sono stati accolti dagli investitori commerciali: il loro creatore va in cerca di finanziamenti privati per realizzare il proprio obiettivo.
Il debt crowdfunding
Con questo modello di crowdfunding i privati (o creditori) prestano denaro per un progetto: invece di ottenere una ricompensa, oppure delle azioni dell’azienda, i finanziatori si aspettano di ricevere il denaro che hanno prestato, maggiorato di un interesse. La somma di denaro prestata dipende dal creditore, ma anche dalla piattaforma utilizzata. Di solito questa modalità è utilizzata dalle aziende che non vogliono in quel momento cedere le proprie azioni, o da privati che non vogliono (o non possono) chiedere un prestito ad una banca o ad una società di credito immobiliare.
Crowdfunding, regole in Italia
L’Italia è il primo Paese in Europa ad essersi dotato di una normativa specifica e organica sul crowdfundig. Questa però è riferita solo negoziazione di partecipazioni sociali (equity crowdfunding) ed è stata introdotta per la prima volta nel 2012 tramite il c.d. “Decreto crescita 2.0”, recante “Ulteriori misure urgenti per la crescita del Paese” e reso successivamente operativo per mezzo di regolamenti emanati dalla Consob. La disciplina ha subìto negli anni diverse modifiche, variando caratteristiche e peculiarità dell’equity crowdfunding in modo significativo.
L’obiettivo è quello di sviluppare anche in Italia un sistema normativo in grado di favorire la capitalizzazione e il finanziamento delle piccole-medie imprese (PMI) anche da parte delle entità non bancarie. Il sistema bancario italiano, oggi, incontra infatti sempre più difficoltà ad erogare prestiti alle PMI. Questo sia per la presenza di crediti in sofferenza ormai non più sostenibili nei bilanci delle stesse banche, sia per regole più stringenti in ordine ai requisiti patrimoniali richiesti. Questi, di fatto, sono una conseguenza del primo aspetto, tra cui proprio quelle relative all’accordo meglio conosciuto come Basilea III.
Le leggi più recenti
Scendendo nel dettaglio, il D. L. n. 179 del 18 ottobre 2012 (“Decreto Crescita 2.0”) apriva il ricorso al finanziamento tramite crowdfunding solo alle imprese con la qualifica di ‘start-up innovative‘. Successivamente, il D. L. n. 3 del 24 gennaio 2015 («Decreto Investment Impact») ha consentito l’accesso al crowdfunding anche alle aziende qualificate come ‘PMI innovative‘, oltre a dare la possibilità anche a organismi di investimento collettivo del risparmio (OICR) e alle società che investono prevalentemente in start-up/PMI innovative di collocare online – tramite, appunto, l’equity crowdfunding – i propri capitali.
Più di recente, la Legge di Bilancio 2017 del Senato, all’art. 1, comma 70, ha concesso la quotazione tramite portali di crowdfunding anche alle PMI, non innovative, ma costituite nella forma di società per azioni (S.p.A.). Infine, il Decreto Legge n. 50 del 24 aprile 2017 («Disposizioni urgenti in materia finanziaria, iniziative a favore degli enti territoriali, ulteriori interventi per le zone colpite da eventi sismici e misure per lo sviluppo») ha, definitivamente, esteso la possibilità di ricorrere all’equity crowdfunding a tutte le PMI.
Le migliori piattaforme di crowdfunding
Al fine di effettuare le campagne di raccolta, occorre poggiarsi a piattaforme specifiche. Abbiamo selezionato le cinque universalmente riconosciute come le migliori, grazie alla combinazione tra community numerosa, funzionalità software, presenza su mobile e staff tecnico a disposizione sia dei progetti che degli investitori.
Kickstarter
Kickstarter è senza dubbio la piattaforma di crowdfunding più famosa nel mondo. Fondatanel 2009, nel giro di pochi anni, è riuscita a sconfinare oltreoceano ed approdare in Europa. In Italia è arrivata nel 2015. Attualmente è utilizzabile in 21 Paesi. Kickstarter applica un modello misto: donation based e reward based. Non permette, invece, offerte in equity based e vincola i destinatari delle donazioni alla pubblicazione del progetto. Al termine della campagna è possibile raccogliere i fondi sono al raggiungimento del budget predefinito. Trattiene una commissione del 5% sulla somma raccolta solo in caso di risultato raggiunto.
Indiegogo
Fondata nel 2008 in California, Indiegogo è una delle più consolidate piattaforme di crowdfunding, seconda solo a Kickstarter. Predilige il modello misto: donation based e reward based e si è aperta anche all’equity based, grazie ad un programma di investimenti con MicroVentures. Si può scegliere la formula raccogli tutto nel caso in cui fallisca l’obiettivo. Dal 2016 è possibile acquistare i prodotti finanziati con le donazioni degli utenti. La sezione Marketplace, infatti, aiuta le startup e i piccoli imprenditori anche nella fase di commercializzazione del prodotto, sfruttando la visibilità della piattaforma.
Ulule
Ulule, in 6 anni, è diventata la prima piattaforma europea di crowdfunding, con oltre 21 mila progetti finanziati e più di 2 milioni di utenti iscritti. Permette a progetti creativi ed innovativi – molti focalizzati su musica, fumetti, film, avventure imprenditoriali o di solidarietà – di testare idee, ingrandire e rinforzare la propria community. Ulule ha portato al raggiungimento dell’obiettivo quasi il 70% di campagne. Il modello di crowdfunding proposto è il reward based, con formula tutto o niente. Le commissioni destinate alla piattaforma variano a seconda dell’importo raccolto, della forma di pagamento e dell’imposte vigenti in cui opera il titolare del progetto.
Mamacrowd
Mamacrowd è una piattaforma pura di equity crowdfunding, che permette al donatore di diventare azionista del progetto finanziato. Per questo motivo non tutti possono candidare il proprio progetto. Il team di Mamacrowd, attraverso criteri quantitativi e qualitativi valuta la candidatura e l’esistenza di alcuni prerequisiti previsti. È una realtà giovanissima fondata da SiamoSoci nel 2016 ed autorizzata da Consob, e predilige ed agevola gli investimenti in progetti innovativi italiani lanciati da startup e piccole e medie imprese.
Eppela
Come Mamacrowd, anche Eppela è una piattaforma italiana. Nata nel 2011, nel 2017 ha raccolto quasi 6 milioni e mezzo di euro. Applica il modello reward based e stabilisce dei limiti di tempo entro i quali raccogliere i fondi ( da 15 giorni a 40 giorni). Trattiene una commissione del 5% sulla somma raccolta solo in caso di gol. Tra le piattaforme aperte all’equity based, Eppela offre l’opportunità del cofinanziamento dei progetti da parte di aziende, fondazioni e istituzioni, fino ad un massimo del 50% del loro budget.