Il tempo risolleverà quasi certamente Bitcoin e le altre monete virtuali dal pozzo profondo in cui sono cadute negli ultimi giorni. Forse non tutte, forse ne usciranno a testa alta solo gli asset in grado di poter contare su fondamenta più solide rispetto a quelle progressivamente rosicchiate da una estrema volatilità innescata dalla speculazione spinta, lasciandosi alle spalle le ceneri di progetti gonfiati a dismisura fino a esplodere come la più classica delle bolle finanziarie. Certo è che il #cryptocrash di questa settimana impone una riflessione: cosa sono diventate, oggi, le criptovalute?
Spoiler: qualcosa di molto diverso rispetto a ciò che era stato immaginato in origine.
I giorni del #cryptocrash
Prendiamo come riferimento BTC, ma i grafici in picchiata ben visibili sugli exchange non lasciano spazio a interpretazioni: il crollo è verticale e interessa il comparto nella sua totalità. -12% nelle ultime 24 ore, -32% da un mese a questa parte, mai così in basso dal 2020. All’attenzione di chi si appresta ad aprire un portafoglio su Coinbase viene sottoposto un messaggio ben chiaro: Il mercato è in ribasso
. Lasciamo ad altri formulare qualsiasi previsione sulle prossime evoluzioni (facendo loro i nostri migliori auguri).
C’è chi sostiene (o spera) che il rimbalzo sia dietro l’angolo, con la prospettiva di veder presto toccate nuove vette. Altri, forse eccessivamente disfattisti, sono pronti a posare una pietra tombale sull’intero mondo crypto. Con tutta probabilità, alla fine si riveleranno lungimiranti coloro capaci di osservare il fenomeno da un punto di vista distaccato, per quanto possibile, considerando i cambiamenti sul lungo periodo e non limitandosi alle oscillazioni circoscritte a pochi giorni.
Cosa sono, oggi, le criptovalute?
Ed è proprio allontanandoci dal #cryptocrash che possiamo dare una risposta al quesito con cui abbiamo aperto l’articolo. Cosa sono diventate le criptovalute? Uno strumento di trading e speculazione, in primis. Inutile nascondersi dietro giri di parole: nella grande maggioranza dei casi, chi oggi si avvicina a questo spazio lo fa con l’intento di far fruttare i propri risparmi e investimenti, con un ritorno ben più importante rispetto a quanto garantito dagli strumenti tradizionali.
Non che manchino gli impieghi virtuosi di Bitcoin & co., ma sfidiamo chiunque impegnato su questo fronte a dichiarare in tutta sincerità di essersi rivolto a un exchange con l’obiettivo di alimentare un sistema economico alternativo a quello che passa da carte di credito e banche centrali. Con buona pace di iniziative nate e promosse nel nome dell’inclusione finanziaria: sappiamo tutti che fine ha fatto Libra/Diem. Ci ha provato e continua a provarci anche El Salvador, ma dopo aver esaurito gli incentivi iniziali, parte della popolazione è tornata alla valuta di corso legale.
Tra qualche tempo guarderemo ai grafici di questi giorni e li etichetteremo come il temporaneo risultato di un’evoluzione in atto. L’esito quasi inevitabile di una metamorfosi innescata e accelerata da fattori quali la volontà di molti di salire sul carro dei vincitori in corsa (salvo poi scendere in tutta fretta al primo scossone) e l’introduzione di regolamentazioni necessarie a normare un territorio in cui, fino a poco tempo fa, ha regnato un’anarchia de facto. Solo nel luglio scorso, il più grande colosso di questo settore nemmeno disponeva di un vero quartier generale, eludendo così controlli e cause legali. Lo scenario sta cambiando, per fortuna.
Una medaglia moneta, due facce
Essere a conoscenza delle reali dinamiche che animano gli asset della finanza decentralizzata è il primo requisito a cui non si può rinunciare se si intende approcciarla. Si scelga poi se passare da Coinbase, Binance o altre piattaforme, le opzioni non mancano.
Nessuno può garantire che investendo 1 in questi beni digitali, domani sarà possibile recuperare 2. E se lo fa, non è in buona fede. Una volta acquisita questa consapevolezza, si è in possesso di uno strumento essenziale per muovere un passo nella direzione di un ambito in cui opportunità e insidie si confondono spesso tra le due facce della stessa medaglia. O della stessa moneta.
Presta attenzione al fatto che i CFD sono strumenti complessi con un alto rischio di perdere denaro rapidamente a causa della leva finanziaria. L’81% degli investitori perde denaro quando fa trading di CFD con questo broker. Considera se hai compreso il funzionamento dei CFD, e se puoi prenderti l’alto rischio di perdere i tuoi soldi. Le performance passate non sono indicazione di risultati futuri. La storia degli andamenti di trading è inferiore a 5 anni completi e può non essere sufficiente come base per decisioni di investimento.