Secondo quanto riferisce un rapporto di alcuni attivisti cubani, il Governo de L’Avana ha predisposto un sistema di filtro per gli SMS inviati tramite la rete telefonica nazionale che blocca tutti i messaggi contenenti determinate parole.
La riapertura dei rapporti tra USA e Cuba non significa ancora che l’isola caraibica sia pronta ad accogliere tutto quello che viene dall’Occidente: in questo senso Internet mobile, anche se la sua diffusione è in crescita , rappresenta ancora un’utopia per la gran parte dei suoi cittadini e così il controllo delle comunicazioni via SMS appare un’efficace misura di censura di ogni possibile opposizione politica da parte dei cittadini. D’altra parte, se non a livello tecnologico, Cuba sembra in questo modo allinearsi a tutti i quei Paesi impensieriti dalle idee, dalle parole e dalle comunicazioni dei propri cittadini che, nel nome delle più diverse ragioni di stato, stanno predisponendo sistemi per vigilare sui messaggi inviati attraverso i sistemi di messaggistica cifrati come WhatsApp, Telegram e affini.
A riferire del sistema di filtro è il gruppo d’opposizione Somos Mas guidato da Eliecer Avila che riferisce che da principio attribuiva i mancati recapiti fossero all’inefficienza della rete cellulare dell’isola fornita dalla compagnia statale ETECSA. Tuttavia gli attivisti hanno iniziare a testare effettivamente tale ipotesi, accorgendosi che gli unici SMS che non giungevano a destinazione erano quelli contenenti alcune parole , tra cui quelle spagnole per “democrazia”, “diritti umani”, “Generazione Y” e “Yoani Sanchez”, il nome della più nota blogger e attivista cubana.
Mi propio nombre “Yoani Sánchez” (con y sin acento) no se puede enviar por #SMS entre los celulares nacionales:-( https://t.co/OIyAKhXQdn
– Yoani Sánchez (@yoanisanchez) 5 settembre 2016
Claudio Tamburrino