Gli Stati Uniti non avranno nulla da obiettare se le telco locali riverseranno su Cuba le proprie offerte di connettività e di intrattenimento: il presidente Obama ha ammorbidito i termini dell’embargo, gli operatori statunitensi avranno campo libero. Ammesso che l’Isola ne accetti lo sbarco.
La motivazione che Cuba ha sempre offerto a razionamenti di banda e alla collettivizzazione della connettività è sempre stata ascritta alle limitazioni commerciali imposte dagli States: affidandosi alla banda costosa e limitata garantita dalle connessioni satellitari, Cuba non avrebbe potuto garantire altro che account riservati a cittadini fidati, postazioni condivise , i cittadini non potrebbero che essere costretti a confondersi nello sciamare dei turisti per accedere ai servizi Internet offerti a caro prezzo dalle strutture alberghiere.
A poco sembra servire la liberalizzazione di computer e telefonini: le macchine hanno un prezzo inaccessibile per gran parte della popolazione, le autorità cubane stimano che i cittadini che hanno accesso a Internet siano poco più di 200mila, sono poco meno di un milione coloro che dispongono di un account di posta elettronica, mentre meno del 2 per cento della popolazione si serve di un abbonamento ai servizi di telefonia mobile.
Gli Stati Uniti hanno però dato il via libera alla possibilità di innervare l’Isola di connettività. La Casa Bianca ha assicurato ai carrier che operano sul suolo statunitense la libertà di stringere accordi con gli operatori locali . Accordi per innestare reti e dorsali e nuovi collegamenti satellitari, accordi per garantire servizi in roaming, e per trasmettere contenuti via satellite. Autorizzando l’avvento di più solidi e ampi canali di comunicazione con Cuba, gli States intendono “migliorare l’interazione fra le persone”, “aumentare i mezzi con cui i cubani sull’isola possono comunicare tra di loro e con le persone che si trovano fuori da Cuba”. Si potrebbe trattare di una rivoluzione per i cittadini cubani, liberi di comunicare, liberi di informarsi, liberi di partecipare alla società civile connessa.
Ma le autorità cubane sembrano avere altri programmi: entro il 2010 saranno attivi i 1552 chilometri di fibra che collegheranno Santiago de Cuba al Venezuela. Porteranno connettività per ospedali e istituzioni pubbliche, per i centri culturali e le forze dell’ordine. Anche i cittadini potrebbero beneficiarne: l’apertura alla partecipazione in rete, spiegavano le autorità locali, sarà da valutare sulla base dalle implicazioni di natura economica e tecnologica del progetto. Se gli Stati Uniti promettono di garantire libertà d’azione ai propri operatori, i cittadini cubani non sembrano confidare in un analogo atteggiamento da parte delle autorità dell’Isola.
Gaia Bottà