Il giudice della corte distrettuale del Texas ha confermato la decisione secondo cui Apple violerebbe il brevetto ‘ 291 in possesso di OPTi, e l’ha condannata a pagare 21,7 milioni di dollari (19 di risarcimento e 2,7 di interessi) all’azienda detentrice della privativa sulla memoria cache. Chiudendo così, momentaneamente, un caso aperto nel gennaio 2007.
La OPTi dal 2003 ha cessato le sue attività produttive e commerciali per concentrarsi sulle cause legali: è andata in tribunale anche con AMD e si è già aggiudicata 10 milioni di dollari da NVIDIA (da cui ha ottenuto anche un buon accordo di licenza) e 650 mila dollari dalla produttrice di chip taiwanese Via . Tutti questi casi riguardato argomenti simili, e nel caso Apple ad essere portato all’attenzione del giudice è il brevetto dal titolo Predictive Snooping of Cache Memory for Master-Initiated Accesses ottenuto su una tecnologia per la gestione della memoria cache nel sistema operativo.
La difesa di Cupertino aveva tentanto di dimostrare che il brevetto era di per sé invalido perché non innovativo, ovvio cioè rispetto allo stato dell’arte. Tali argomentazioni sono state respinte dal giudice, che ha però riconosciuto a Apple l’attenuante della non volontarietà. Contro la sua decisione, tuttavia, Cupertino ha già dichiarato di voler ricorrere in appello.
Non è l’unico problema legale della Mela, costretta ora a difendersi anche dall’accusa di St. Clair Intellectual Propert Consultants (società costituita da due avvocati) per cui la fotocamera di iPhone violerebbe quattro suoi brevetti. Il caso è stato denunciato alla corte distrettuale del Delaware. Con le stesse tecnologie la società ha già vinto contro Sony e Canon, aggiudicandosi quasi 60 milioni di dollari in danni. Mentre la maggior parte degli altri soggetti portati in tribunale, praticamente tutti i maggiori produttori di fotocamere nel mondo, hanno deciso di siglare un accordo di licenza.
Claudio Tamburrino