Cyanogen dà battaglia a Google: il “dominatore” di Android secondo l’azienda è destinato a essere completamente separato dai destini del sistema operativo per gadget mobile. Almeno per quel che concerne CyanogenMod.
La volontà di affrancare il destino della popolare modification Android dalle necessità di business di Mountain View è stata espressa da Kirt McMaster, CEO di Cyanogen che è intervenuto in un evento opportunamente chiamato la “Prossima Fase di Android”.
L’obiettivo di McMaster è di rendere il sistema operativo modificabile nella sua interezza, dalle banali app di superficie sino alle fondamenta del sistema operativo e relativi servizi “essenziali”. Gli sviluppatori dovrebbero ad esempio avere la libertà di integrare qualcosa come un tool alternativo a Google Now senza restrizioni di sorta, ha suggerito McMaster.
La versione di Android “libre” che Cyanogen descrive non avrebbe ovviamente neanche l’ombra di un servizio Google integrato sull’OS, una prospettiva problematica dal punto di vista dell’utente finale ma che potrebbe interessare più di uno sviluppatore frustrato con le limitazioni delle release commerciali di Android.
Cyanogen dice di poter arrivare allo sviluppo di un fork “AndroidMod” nel giro di tre, cinque anni, e per ora ci sono piani concreti per un app store personalizzato su CyanogenMod da mettere in piedi nel corso dei prossimi 18 mesi.
Dalla sua CyanogenMod può contare su una popolarità crescente presso gli utenti, un risultato raggiunto grazie anche al successo di produttori come OnePlus: l’azienda cinese si gode il successo del terminale OnePlus One e prepara OnePlus 2, dispositivo la cui uscita è stata ritardata a causa dei problemi di produzione del SoC (Snapdragon 810) che farà parte della ricca (e sin qui ipotetica) dotazione hardware del gadget.
Alfonso Maruccia