CyberPrivacy: gli americani non si fidano

CyberPrivacy: gli americani non si fidano

Quando l'utente diventa consumatore il dubbio che i propri dati personali siano usati male e senza scrupoli dalle aziende frena ogni impeto all'acquisto
Quando l'utente diventa consumatore il dubbio che i propri dati personali siano usati male e senza scrupoli dalle aziende frena ogni impeto all'acquisto


New York (USA) – Cresce veloce il mercato elettronico ma secondo Cyber Dialogue, società di rilevazione americana, l’utente statunitense è sempre meno disponibile ad essere aggredito con tecniche di marketing spregiudicate e fa sempre più attenzione a non cedere propri dati personali in rete.

Non solo, secondo l’osservatorio l’utente si aspetta, fornendo dati personali, di ottenere contenuti e servizi personalizzati: in questo senso se nell’aprile del 1997 2,8 milioni di americani fornivano propri dati per personalizzare i contenuti di un sito, lo scorso luglio questo numero era salito a quota 18,8 milioni. Nonostante questo, affermano gli esperti di Cyber Dialogue, il 60 per cento degli utenti ritiene ancora più sicuro il telefono della rete, mentre un terzo ritiene che la raccolta di dati personali online rappresenti un’invasione diretta della propria privacy.

Secondo il direttore di Cyber Dialogue, Kevin Mabley, intervistato da InternetNews “c’è un equilibrio delicato tra la privacy dell’utente e la necessità per le aziende di raccogliere informazioni. I consumatori devono sapere se possono fidarsi di un sito Web, mentre le aziende devono capire che l’abuso dei dati personali abbasserà il valore del proprio capitale più importante”.

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Pubblicato il
9 dic 1999
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