Secondo alcune fonti , cracker cinesi avrebbero avuto accesso alla Camera del Commercio a stelle e strisce rubando dati su 3 milioni di suoi membri .
Pochi i dettagli : tra i dati, sei settimane di email, in particolare di quattro impiegati che si occupavano della politica relativa all’Asia. In ogni caso, poi, sembra che l’attacco fosse ben organizzato e dunque presumibilmente perpetrato da un’organizzazione strutturata.
Se i fatti venissero confermati, si tratterebbe di una delle operazioni di spionaggio informatico di maggior portata emerse finora. Ad essere coinvolti sarebbero stati 300 indirizzi Internet e la fuga di dati è stata interrotta solo disconnettendo e distruggendo i computer infetti e revisionando completamente il sistema di sicurezza della Camera di Commercio.
Un portavoce dell’ambasciata cinese a Washington, Geng Shuang, si è limitato a sottolineare come gli attacchi informatici siano proibiti dalla normativa nazionale e come la Cina stessa sia vittima di offensive. Ha sottolineato, inoltre, come manchino prove del fatto che l’attacco che ha colpito l’istituzione statunitense provenga dalla Cina e come non dovrebbe dunque essere “politicizzato”.
Claudio Tamburrino