Si tratta di indiscrezioni che potrebbero confermare l’esistenza di un trend in atto: i prezzi dei libri elettronici non aumenteranno in maniera significativa . Con buona pace di molti editori, che continuano ad esercitare una certa pressione sui maggiori distributori di ereader come Amazon.
Ma si faccia un piccolo passo indietro, tornando al giorno 27 dello scorso gennaio, quando il mondo assisteva alla nascita mediatica del nuovo tablet di Apple. Steve Jobs in persona aveva parlato di un accordo in corso con sei dei principali editori anglofoni , tra i quali Hachette Book Group , HarperCollins , Macmillian e Penguin .
Un accordo che prevede la distribuzione di libri in formato elettronico attraverso l’applicazione iBooks , da installare all’interno del nuovo iPad. Apple agirebbe in qualità di mero distributore, lasciando agli editori la facoltà di fissare i prezzi finali degli ebook. Almeno stando ai termini di questo accordo annunciato, alla Mela andrebbe il 30 per cento dei proventi di ogni vendita , lasciando ad autori ed editori il 70 per cento.
E quali dovrebbero essere i prezzi secondo i protagonisti dell’editoria come Hachette e Penguin ? Non certo in un ordine inferiore ai 10 dollari, date le vistose proteste dei signori del libro nei confronti dell’attuale listino stabilito da Amazon. Le principali novità editoriali dovrebbero essere vendute ad un prezzo che varia tra i 13 e i 15 dollari .
Ma nell’accordo con Apple ci sarebbero dei termini probabilmente poco graditi agli editori. A rivelarlo , almeno tre fonti interne alla faccenda, che hanno chiesto al New York Times di rimanere anonime perché ancora non autorizzate a parlarne ufficialmente. La fascia di prezzo tra i 13 e i 15 dollari sarebbe soltanto un tetto massimo, al di sotto del quale esisterebbe uno schema di prezzo variabile , in stile iTunes.
Alcuni ebook verrebbero dunque venduti a prezzi ribassati, più bassi persino di quelli di Amazon. E questo riguarderebbe per la precisione i bestseller . Come riportato dal NYT , un titolo partito con un prezzo di 15 dollari potrebbe scendere a meno di 13 una volta entrato nelle classifiche dei più venduti. Dinamiche che potrebbero investire anche i libri meno fortunati a livello commerciale.
Mentre Apple si accorda con gli editori, Amazon ha recentemente lanciato una versione beta dell’applicazione legata a Kindle su dispositivi BlackBerry . In sostanza, si offre la possibilità di scaricare sullo smartphone di RIM più di 420mila titoli in formato elettronico.
Secondo alcuni , si tratta di una decisione che testimonia quanto l’industria dei contenuti stia affrontando il cambiamento. Che potrebbe portare al definitivo decesso dei contenuti di qualità. La diffusione a livello globale degli ebook, si ipotizza, potrebbe infatti minacciare seriamente l’attività di scrittori ed editori. In particolare, le grandi fatiche relative alla scrittura e alla pubblicazione verrebbero come sminuite da un regime a meno di 10 dollari a libro . Questo perché attori del mercato come Amazon e Apple vorrebbero introdurre un sistema in cui i profitti per chi scrive o pubblica diminuiscano sempre di più.
Ad annunciare un sensibile deterioramento nella qualità dei contenuti è stato anche l’imprenditore statunitense Warren Buffett, preoccupato per il futuro del giornalismo e dei giornalisti. Visione non condivisa da Roger Fidler, a capo dell’area Digital Publishing all’Università del Missouri. Per Fidler, dispositivi come ereader e tablet non faranno altro che aiutare il futuro del giornalismo, dal momento che i quotidiani avranno l’opportunità di arricchire i propri contenuti e raggiungere un pubblico più vasto. Come ha sottolineato qualcuno, i possessori di ereader andranno inevitabilmente a comprare più ebook.
Tornando a Cupertino, una domanda è serpeggiata tra alcuni osservatori: perché Apple non ha implementato di default il suo iBookstore dentro iPad ? Una prima spiegazione è che in questo modo la Mela potrà effettuare gli aggiornamenti in maniera più veloce. Una seconda sta in un precedente, accaduto a Microsoft: erano gli anni 90 e le autorità antitrust si chiedevano come mai il browser Internet Explorer fosse stato installato senza lasciare agli utenti la possibilità di scegliere.
Mauro Vecchio