Da Industria 4.0 a Impresa 4.0

Da Industria 4.0 a Impresa 4.0

Si parte da un 9 per cento in più di investimenti registrato grazie agli incentivi per chi ha puntato sull'innovazione e sul digitale e su nuovi investimenti per la formazione nel settore
Si parte da un 9 per cento in più di investimenti registrato grazie agli incentivi per chi ha puntato sull'innovazione e sul digitale e su nuovi investimenti per la formazione nel settore

Industria 4.0, il piano lanciato dal governo per spingere le aziende all’innovazione , entra in una nuova fase chiamata Impresa 4.0 : nel 2018 si punterà ancora alla modalità degli incentivi cercando di promuovere l’innovazione all’interno delle piccole e medie imprese italiane , facendo tesoro di quanto fatto finora e cercando di costruire una vera e propria cultura dell’innovazione .

Come spiega Elio Catania, presidente di Confindustria Digitale: “Serve innovare l’intera economica” e per farlo occorre “ancora tantissimo. Siamo soltanto agli inizi”. Insomma, un buon inizio (la collaborazione imprese-istituzioni porta dei risultati sottolinea Confindustria), ma su cui bisogna ancora lavorare: “Questa serie di ottime iniziative che il governo ha messo in campo devono avere logica strutturale e continua, a supporto della trasformazione delle imprese e dell’economia”.

Quel che è certo è che lo spirito Industria 4.0 è stato promosso dalle istituzioni : chi investe in tecnologia pur operando nei servizi o nel terziario avanzato può avere diritto alle risorse messe a disposizione come incentivi, e in questo modo è spinto a investire in tecnologie necessarie a competere nel nuovo mercato globale.

A tirare le fila di quanto fatto finora, fotografare la situazione su cui intervenire e delineare i prossimi passi è il ministro Carlo Calenda, che ha presieduto ieri la Cabina di regia su Industria 4.0 insieme a Valeria Fedeli (Ministro dell’Istruzione e ricerca) e Giuliano Poletti (Ministro del Lavoro): il principale dato da cui si vuole ripartire riguarda gli investimenti nel settore che hanno registrato un più 9 per cento grazie agli incentivi per chi ha puntato sull’innovazione e sul digitale.

Niente dati ufficiali invece per quanto riguarda l’attività di ricerca e sviluppo delle imprese sostenuta dal credito di imposta e dal “patent box” che premiava brevetti e marchi: le informazioni riportate sono legate solo a un’ indagine di Unioncamere secondo cui 24mila imprese sulle 68mila intervistate spendono in ricerca e innovazione , con quasi la metà di queste con una crescita media della spesa tra il 10 e il 15 per cento e una valutazione sostanzialmente positiva (all’80 per cento) degli incentivi, considerati “molto utili”.

Meno positivi i risultati degli incentivi agli investimenti in capitale di rischio e quelli collegati alle startup che hanno invece raccolto sul mercato privato meno di quanto previsto .

Aspetto che sembra interessante riguarda infine il Mezzogiorno: è vero che alla Cabina di regia ha partecipato solo l’assessore regionale alle Attività produttive della Campania Amedeo Lepore, ma buona parte dei Contratti di sviluppo sottoscritti dalle multinazionali che operano nelle regioni del sud sembrano muoversi in quella direzione.

Insomma, si è trattato anche di un lavoro quasi di incentivazione culturale all’ammodernamento delle imprese : con Industria 4.0 il Governo italiano sta cercando di intervenire sul tessuto delle imprese italiane (in gran parte piccole e medie) attraverso un sistema di incentivi che ha l’obiettivo di ampliare la platea di quelle cosiddette “moderne” e tecnologicamente avanzate, in modo da finire per contribuire all’innovazione e all’ammodernamento dell’intero sistema Paese.

Per questo , oltre al rifinanziamento delle principali misure previste nel primo anno, caposaldo di Impresa 4.0 sarà il credito d’imposta per la “formazione 4.0”, che con la legge di Bilancio 2018 sarà a disposizione delle imprese che effettueranno una spesa incrementale in formazione. Tale credito, ha chiarito il ministro, si applicherà “solo alle spese relative ai costi del personale che ha sostenuto corsi di formazione con focus su almeno una tecnologia Industria 4.0 e pattuiti attraverso accordi sindacali sulle seguenti tematiche (vendita e marketing, informatica, tecniche e tecnologie di produzione)”.

In ogni caso sarà necessario che si continui a investire nel tempo su queste politiche, al netto dei problemi che ci sono, sia dal punto di vista strutturale che da quello economico: in ritardo sia l’esecuzione dei lavori per la posa della fibra ottica, sia i “competence center”, terribile denominazione inglese che identifica i centri di competenza che dovranno mettere in sinergia università e imprese, e per cui manca il decreto attuativo (atteso ormai in extremis a novembre per non perdere i 20 milioni di finanziamento pubblico previsto per il 2017), mentre il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan parla di non trascurabili vincoli di bilancio.

Anche per questo mancano ancora i dettagli e i numeri che il Governo potrà permettersi di continuare a garantire: mentre gli ammortamenti e superammortamenti per i beni industriali tradizionali rischiano una parziale decurtazione, dovrebbe certamente trovare posto nella legge di bilancio il credito di imposta per le attività di formazione legate a Industria 4.0, con un meccanismo che andrà a premiare fiscalmente – si dice fino al 50 per cento – l’incremento di spesa tra il triennio 2018-2020 e il triennio 2015-2017.

Claudio Tamburrino

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Pubblicato il
20 set 2017
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