Quanto stabilito con l’ultimo Consiglio dei Ministri in merito al mondo della scuola dev’essere inteso, secondo il ministro Bianchi, come una indicazione di senso di marcia
. Vale a dire che, superato il punto più critico di questa nuova ondata pandemica, si può guardare con ottimismo al ritorno in aula per la maggior parte degli studenti, accantonando sempre più la didattica a distanza in favore delle lezioni in presenza. Vale lo stesso per il mondo del lavoro? L’era dello smart working è ormai prossima alla fine?
Meno DaD, ma nessuna novità per lo smart working
A livello normativo non vi sono nuove indicazioni, né per quanto riguarda la Pubblica Amministrazione né per il settore privato. Questa la risposta fornita dal ministro Roberto Speranza in occasione della conferenza stampa di ieri.
Resta vigente, sullo smart working, l’indicazione che è arrivata a doppia firma dal ministro Orlando e dal ministro Brunetta. L’indicazione non è modificata da questo Consiglio dei Ministri.
Non confondiamo la DaD con lo smart working
La replica è spunto per una riflessione. In quasi due anni di crisi sanitaria, abbiamo più volte descritto la configurazione di uno scenario che mai sarebbe tornato alle modalità e alle dinamiche pre-pandemia. E con tutta probabilità sarà così: aver sperimentato lo smart working, seppur talvolta in modo obbligato, ha consentito di apprezzarne i benefici che ricadono sia sul dipendente sia sull’azienda (o ente). Alcuni cambiamenti sono destinati a divenire strutturali, sarebbe poco lungimirante non coglierne l’opportunità.
C’è chi manifesta interesse nei confronti del mantenimento di un rapporto di collaborazione basato sui principi del lavoro agile, da remoto, mentre altri guardano con sospetto ciò che viene definito New Normality. Non potrebbe essere altrimenti, come sempre accade quando ci si trova di fronte al cambiamento e alla necessità di scardinare abitudini consolidate nel tempo.
Fannulloni will be Fannulloni
DaD e smart working non sono però la stessa cosa. Hanno preso il sopravvento insieme nel contesto dell’emergenza, ma non è detto debbano essere entrambi forzatamente messi da parte quando COVID-19 avrà finalmente allentato la sua presa. Sarebbe un’occasione sprecata.
Significherebbe non aver compreso come, mettendo l’azienda e i suoi collaboratori nelle condizioni migliori per proseguire (quando possibile) la collaborazione da remoto, possa giovarne anche la produttività. Dopotutto, non è il doversi recare in ufficio ogni mattina a rendere un fannullone meno fannullone. O no?