Ci sono algoritmi che completano opere classiche mai terminate di secoli fa, altri che esprimono il frutto della propria creatività nel territorio ambient finendo sotto contratto con una major discografica e altre ancora che invece fanno death metal, all’infinito. La nuova intelligenza artificiale messa a punto da DADABOTS rientra in quest’ultima categoria, decisamente di nicchia.
DADABOTS: streaming infinito
Il risultato è quello che si può ascoltare in streaming di seguito. Un flusso audio costante e ininterrotto generato in modo dinamico dall’IA, ispirato alle sonorità di gruppi che richiamano alla mente le lande desolate di qualche sperduta località scandinava in cui non mancano chitarre distorte, una doppia cassa, linee vocali poco comprensibili, scream e growl. Il modello è stato istruito attraverso ripetuti ascolti di brani della band canadese Archspire.
Intelligenza artificiale e musica
DADABOTS è un progetto messo in campo da CJ Carr e Zack Zukowski, che già in passato si sono cimentati con iniziative di questo tipo: negli anni scorsi hanno pubblicato, tra gli altri, l’album Deep The Beatles, sfruttando lo stesso approccio per generare una playlist di brani caratterizzati da uno stile simile a quello dei Fab Four (almeno nelle intenzioni).
Non è il primo esperimento che tenta di applicare le potenzialità dell’intelligenza artificiale al mondo dell’arte. Oltre a quelli citati in apertura, legati alla musica, ricordiamo quello intitolato Please Feed the Lions per la poesia, gli algoritmi che riportano in vita Salvador Dalí e il dipinto Portrait of Edmond Belamy venduto all’asta per 432.000 dollari.
Tornando a DADABOTS, l’obiettivo non è certo quello di rimpiazzare musicisti in carne e ossa né il processo creativo che porta alla nascita degli album in studio. L’iniziativa va interpretata come un esercizio di stile, come la dimostrazione di quanto l’IA possa essere applicata agli ambiti più differenti, anche laddove per definizione non esistono regole scritte e predefinite come il mondo dell’arte.