Ha invocato lo sciame dei cittadini della Rete, un’industriosa intelligenza collettiva per arrivare alla stesura definitiva di quella che dovrebbe essere una carta dei diritti di Internet . Christian Engström, rappresentante nel Parlamento Europeo del Partito Pirata ( Piratpartiet ), ha espresso le sue più ferme intenzioni di lavorare alla bozza di una Internet Bill of Rights , affinché una versione definitiva possa presto essere sottoposta al vaglio delle autorità dell’Unione Europea.
Il progetto di scrittura, frutto delle idee di Engström e del partito europeo dei Verdi, rimane attualmente nella sua fase embrionale, vista la particolarità della proposta lanciata. “Non abbiamo ancora scritto alcunché – ha scritto Engström sul proprio blog – e vogliamo iniziare a farlo in una maniera innovativa”. Subito dopo, infatti, è comparso un invito rivolto a tutti quelli che vorranno partecipare alla stesura della carta dei diritti della Rete, a partire da due argomenti precisi di discussione.
Il primo di questi argomenti è incentrato su una domanda in particolare: cosa dovrebbe essere inserito in questa carta . Engström ha parlato in pratica di principi base da rendere punti salienti del documento, suggerendone tre fin dal principio. Nella Rete dovrebbero innanzitutto essere rispettati gli articoli 8 (sulla privacy) e 10 (sulla libera informazione) della Convenzione Europea sui Diritti Umani. Ciò a significare che su Internet dovrebbero innanzitutto essere rispettati i fondamentali diritti dei cittadini in quanto tali.
In seguito, gli operatori della Rete dovrebbero fornire una connettività trasparente e non discriminatoria, senza distinzione di contenuti, applicazioni e servizi. È il principio della neutralità della Rete , successivamente accompagnato da un altro principio basilare secondo Engström: quello del mere conduit , per mettere al riparo la responsabilità di un provider da eventuali azioni illecite dei propri utenti.
Il Piratpartiet ha poi invitato a riflettere su quali documenti già esistenti debbano essere implementati con la tecnica del copia e incolla all’interno dell’ipotetica carta dei diritti di Internet. Engström ha suggerito la già citata convenzione europea oltre che i principi della FCC statunitense a regolare la net neutrality. Qualcuno , tuttavia, ha espresso i propri disincantati dubbi, sostenendo che proprio questi principi siano difficili da implementare per vari motivi, non ultimo quello relativo ad una quasi utopica liberalizzazione del file sharing.
“Governi del mondo dell’industria, voi stanchi giganti di carne e d’acciaio, io vengo dal Cyberspazio, la nuova dimora della mente. A nome del futuro chiedo a voi, esseri del passato, di lasciarci soli. Noi siete graditi tra di noi. Non avete alcuna sovranità sui luoghi dove ci incontriamo. Non avete alcun diritto morale di governarci e non siete in possesso di alcun metodo di costrizione che noi ragionevolmente possiamo temere”. Era John Perry Barlow, dissidente cognitivo e co-fondatore della Electronic Frontier Foundation. Da Davos, l’8 febbraio del 1996.
Mauro Vecchio