Dammi un laser e ti sbircio nei neuroni

Dammi un laser e ti sbircio nei neuroni

Aggiungere un laser a un microscopio multifotonico. Per capire il funzionamento dei neuroni in diretta, durante la loro attività reale
Aggiungere un laser a un microscopio multifotonico. Per capire il funzionamento dei neuroni in diretta, durante la loro attività reale

Indagare nei meandri delle cellule rapidamente, superando l’ostacolo della lentezza imposta dai “normali” microscopi multifotonici, poterne studiare il comportamento in laboratorio: questo è il risultato di un accorgimento che ha consentito a ricercatori della Rice University e del Baylor College of Medicine di fare un salto di qualità nell’ osservazione del comportamento dei neuroni .

G. Duemani Reddy “La maggior parte dei microscopi consente di studiare le funzioni cellulari in due dimensioni”, dice G. Duemani Reddy , scienziato dell’Ateneo e autore dello studio. “Per eseguire l’osservazione su piani diversi occorre muovere la preparazione di cellule o le lenti dell’obiettivo. Ciò porta via del tempo e noi dobbiamo osservare, invece, fenomeni che accadono nell’arco di qualche millisecondo”.

Per accelerare i tempi – ha spiegato il luminare – il gruppo di studio ha sviluppato un “trucco”: utilizzare un laser, da far muovere velocemente su tre dimensioni e da adattare al microscopio impiegato. Ciò ha consentito l’osservazione dei neuroni in tridimensionale, fornendo un’immagine nettamente migliore della relativa attività.

Microscopio multifotonico Un microscopio multifotonico spiega anche Science Daily – è simile ad un apparecchio convenzionale ma dispone di un adattamento delle funzioni che gli permette di osservare i tessuti in sezione. Per farlo, però, secondo Reddy, impiega molto, troppo tempo. “Con la nostra soluzione, invece, si può fare molto velocemente. Stiamo iniziando a vedere come si comporta un singolo neurone in laboratorio”, ha spiegato il luminare.

Peter Saggau Il prossimo passo sarà l’osservazione di intere “colonie” di neuroni, con la prospettiva di studiare le interazioni tra di essi. Sta seguendo questa strada il Peter Saggau , professore di scienze neurovegetative allo stesso College of Medicine e senior author dello studio: lo scienziato, in collaborazione con istituti di ricerca di altri atenei, pensa di utilizzare questa tecnica per studiare l’attività di cervelli di animali da laboratorio sottoposti a stimolazioni del nervo acustico. In prospettiva, l’idea è di tentare di restituire l’udito a quegli animali i cui recettori interni all’orecchio non funzionano.

Marco Valerio Principato

(Fonte immagini: qui , qui e qui )

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Pubblicato il
29 apr 2008
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