Nulla a che vedere con le gesta della ciurma di The Pirate Bay, e con la pena per violazione del diritto d’autore, già scontata in passato: Anakata, al secolo Gottfrid Svartholm Warg, è stato condannato per la seconda volta per reati legati alle scorribande hacker perpetrate in questo caso ai danni di CSC, fornitore di servizi IT che operava a favore della pubblica amministrazione danese.
Già condannato in Svezia per cracking dopo la latitanza nel Sud-est asiatico, riconosciuto colpevole di aver condotto tre diversi attacchi informatici, Anakata era stato inquisito anche dalle autorità danesi, che lo ritenevano responsabile di essersi introdotto illegalmente fra i database di CSC, fpornitore di servizi per la gestione dei dati di migliaia di membri delle forze dell’ordine e di rappresentanti del fisco danese: Svartholm, insieme ad un collaboratore danese 21enne, erano stati accusati di essersi introdotto nei sistemi dell’azienda tra l’aprile 2012 e l’agosto 2012, di aver manomesso delle informazioni, di essersi appropriati di dati, poi ripubblicati in Rete.
Anakata aveva tentato in ogni modo di scongiurare l’estradizione verso le carceri danesi, avvenuta poi alla fine del 2013. Le autorità danesi lo hanno ora giudicato, insieme al complice, colpevole di aver condotto quello che viene definito il più grave attacco informatico della storia del paese.
Non ha retto di fronte al tribunale di Frederiksberg la difesa di Anakata e della sua legale. Le autorità svedesi avevano concesso che Svartholm fosse stato a sua volta vittima di cracking e che terzi avessero perpetrato uno dei reati che gli erano stati ascritti, ma quattro dei sei membri della giuria incaricata di valutare il caso danese hanno ritenuto che dietro gli pseudonimi di Advanced Persistent Terrorist Threat e My Evil Twin , che avrebbero condotto l’incursione in maniera “sistematica e organizzata”, si celassero proprio Anakata e il suo complice.
The two jurors also questioned the chat: many persons could have been involved. Reasonable doubt for aquittal in itself. #hackersag #anakata
– Kristina Svartholm (@KSvartholm) 30 Ottobre 2014
Il 21enne danese che ha agito in combutta con Svartholm è stato rilasciato subito dopo la sentenza: prima del processo aveva scontato una pena carceraria di 17 mesi. L’accusa ha invece chiesto per Anakata il massimo della pena, pari a sei anni; dato che l’attacco non è stato condotto con scopo di lucro, né sono state cancellate informazioni presenti nel database, secondo la legale di Svartholm la punizione non avrebbe dovuto superare l’anno. Il tribunale danese ha deciso per una condanna a 3 anni e mezzo di carcere. La legale di Svartholm ha preannunciato che si tenterà di battere la strada dell’appello: fino a quel momento Anakata rimarrà dietro le sbarre.
Gaia Bottà