Ad aprire il fuoco erano stati i vertici di RettighedsAlliancen , organizzazione antipirateria operativa in terra danese. Il gruppo si era rivolto ad un giudice locale per ottenere il blocco a mezzo DNS di tutti gli accessi al servizio di streaming musicale offerto dalla piattaforma statunitense Grooveshark.
Stando alle accuse di RettighedsAlliancen , Grooveshark avrebbe favorito la violazione sistematica del diritto d’autore, non avendo mai ottenuto accordi di licenza per la conseguente distribuzione online delle canzoni . La piattaforma a stelle e strisce non potrebbe dunque usufruire del porto sicuro garantito agli intermediari dal Digital Millennium Copyright Act (DMCA).
Il giudice danese ha ora sottolineato come la stragrande maggioranza dei contenuti presenti sul sito sia in chiara violazione del copyright. E come una corposa fetta di utenti sia interessata ai brani di proprietà delle major del disco. Al di là degli accordi già intrapresi da Grooveshark con centinaia di etichette indipendenti .
Di conseguenza, la corte danese ha mostrato il segnale di via libera per un’ordinanza che obblighi i provider locali a bloccare gli accessi alla piattaforma di streaming. Tra questi, l’operatore 3, che si era già rifiutato di oscurare volontariamente il sito. I filtri DNS andrebbero cioè a discriminare quei contenuti perfettamente legali presenti su Grooveshark .
È la stessa problematica sollevata dai responsabili del think-tank danese Bitbureauet: l’ordinanza contro Grooveshark costituirebbe un grave attacco alla libertà d’espressione e d’impresa su Internet. I vertici di 3 decideranno entro poche settimane se procedere o meno con i filtri . In caso di risposta negativa, decideranno i giudici dell’Alta Corte.
Mauro Vecchio