Copenaghen pensa a una revisione del codice, ormai quasi centenario, che stabilisce le modalità attraverso le quali sono definite le tasse da versare nel paese. Per quale motivo? Le criptovalute come Bitcoin rischiano di diventare uno strumento al servizio dell’evasione: due terzi delle transazioni eseguite in Danimarca con le monete digitali non sono correttamente dichiarate.
Bitcoin: Copenaghen pensa a come far pagare le tasse
A renderlo noto, mediante le pagine di Bloomberg (link a fondo articolo), è una fonte interna al Ministero delle Finanze locale. L’obiettivo è duplice: evitare che qualcuno possa ricorrere a BTC o ad altre crypto per aggirare le maglie del fisco nonché ridurre il numero di coloro che, pur volendo rendicontare le proprie entrate o spese in modo trasparente, commettono errori.
Saranno prima individuate le aree che necessitano di cambiamenti, sulla base di considerazioni effettuate prendendo in esame il contesto attuale, poi definite le linee di intervento a livello legislativo. La Danimarca potrebbe fare da apripista, seguita da altri paesi.
Anche così Bitcoin e le altre criptovalute potranno essere progressivamente integrate nei sistemi economici e finanziari tradizionali, senza per forza di cose equipararle alle monete a corso legale come accaduto nei giorni scorsi a El Salvador e senza demonizzarle spingendosi agli estremi in direzione opposta. Lo strumento esiste e se ne fa un uso sempre più esteso, ignorarlo o tentare di porre freno all’innovazione con ban anacronistici si rivelerebbe poco efficace, il segnali di una visione tutt’altro che lungimirante.