Se non saranno i provider danesi a dimostrare che il blocco di The Pirate Bay non è legale, sarà The Pirate Bay a confrontarsi con i giudici e a scodellare una denuncia rivolta a IFPI. Per concorrenza sleale.
Non sono trascorse che una manciata di settimane dal momento in cui Tele2 ha capitolato. Pressato dall’industria dei contenuti, che accusava il provider di corresponsabilità nella violazione dei diritti d’autore , l’ISP per due volte è stato invitato a far calare filtri DNS che dirottassero il traffico dei cittadini della rete danesi verso altri lidi. Il provider ha smesso di lottare, ha smesso di dimostrare ai giudici che i sequestri di traffico, inefficaci, non hanno altro risultato se non quello di alimentare curiosità e visite alla Baia.
Ma come Tele2 ha ceduto al volere dei tribunali, ci sono ISP danesi che hanno imposto il filtro in maniera preventiva: lo ha fatto l’incumbent TDC, a cui si rivolge la maggior parte dei netizen del paese, lo ha fatto per prevenire l’abuso del file sharing da parte dei suoi utenti e per evitare scontri con l’industria dei contenuti.
Ora, l’ordinanza del tribunale rivolta a tutti i provider che operano in Danimarca: nessuno potrà essere esonerato dall’imposizione di filtri DNS che complichino per gli utenti della Baia l’accesso al motore di ricerca per torrent. Sul capo dei provider pendono sanzioni che sembrano scoraggiare la disobbedienza. Ma gli ISP hanno promesso di rivolgersi al tribunale per dimostrare che non possono agire sul libero arbitrio dei propri abbonati. I provider, ha spiegato Jens Ottosen di Telia in rappresentanza degli altri ISP, non possono farsi arbitri della legalità: “Il nostro compito è quello di rendere accessibile l’informazione: quando le persone prendono un taxi e comunicano la destinazione, l’autista non mette in questione la legittimità dell’indirizzo”. Due sono gli argomenti sfoderati dai provider: l’inefficacia dei filtri e l’impossibilità di vietare l’accesso a un sito che non sia di per sé illegale. “Accedere a The Pirate Bay non è di per sé una violazione del copyright – ha chiarito Ottosen – noi offriamo l’accesso ai nostri abbonati e spetta a loro decidere se agire in maniera illegale”.
Queste le argomentazioni che i provider tenteranno di spiegare alla Corte Suprema, appellandosi alla decisione del giudice che ha imposto loro il filtraggio. Queste le motivazioni con cui, in Australia, il provider iiNet si sta difendendo dagli affondi dell’industria dei contenuti: “È come denunciare un fornitore di energia elettrica – hanno spiegato al giudice da iiNet – per quello che le persone fanno con la corrente”.
Da tempo i provider danesi combattono contro coloro che vorrebbero attribuirgli un ruolo diverso da quello del mero intermediario: se non dovessero riuscire nel loro intento interverrà The Pirate Bay. BrokeP, al secolo Peter Sunde, ha promesso di scagliarsi contro IFPI. Non chiederà risarcimenti, come avvenuto lo scorso anno: The Pirate Bay minaccia di denunciare IFPI per aver turbato la competizione sul mercato danese dei contenuti. IFPI ha esercitato pressioni sui provider e si è rivolta alle autorità affinché la Baia non fosse più immediatamente raggiungibile: “Avevano un monopolio sulla distribuzione dei contenuti ma noi abbiamo infranto quel monopolio – aggredisce Sunde – e in cambio denunciano le persone che rendono possibile l’accesso al nostro sistema distributivo”. IFPI, inoltre, secondo l’amministratore della Baia si sarebbe limitata ad agire animata da spirito vendicativo: in Danimarca il resto dei tracker torrent continua ad essere accessibile.
Ma la battaglia condotta da The Pirate Bay si combatte anche sul fronte svedese. Nei prossimi giorni gli admin verranno chiamati al cospetto della corte distrettuale di Stoccolma, e vogliono che tutti i cittadini della rete assistano a quello che si prospetta un epico scontro. The Pirate Bay chiede che tutti possano accedere al webcast della seduta: “Vogliamo mostrare come funziona – chiede BrokeP – mettiamo le carte in tavola, che tutto sia trasparente”. Sull’altra sponda dell’oceano sono numerosissimi , fra netizen e operatori dell’informazione, a chiedere che RIAA giochi a carte scoperte in tribunale contro il giovane Joel Tenenbaum, a chiedere che i cittadini della rete possano assistere alla partita in cui si deciderà della costituzionalità delle strategie con cui l’industria dei contenuti tutela i propri diritti.
Gaia Bottà