C’è chi ha sottolineato come si tratti di una proposta legislativa da incubo, presentata in una maniera talmente assurda da risultare ancora più restrittiva di certe barricate alzate in paesi come la Cina. Ad illustrarla è stato un gruppo di lavoro presso il ministero di Giustizia danese, pronto a dichiarare guerra a certi usi anonimi del web .
In sostanza , e fin qui nulla di nuovo, tutti quei luoghi pubblici che garantiscono l’accesso ad Internet – si parla di caffetterie o biblioteche – dovrebbero richiedere ai propri utenti un documento d’identità , prima che questi possano iniziare una qualsivoglia sessione di navigazione sul web.
Ma la proposta non si fermerebbe qui. Tutti i dati raccolti nel corso della navigazione – indirizzi IP, cronologie dei browser, persino contatti personali – dovrebbero essere inviati alla polizia e poi al governo danese, nel tentativo di prevenire eventuali attacchi di matrice terroristica.
C’è un dettaglio ancor più inquietante. Le nuove predisposizioni di legge dovrebbero estendersi anche alle piccole e grandi imprese, che in sostanza sarebbero costrette a tracciare le attività online dei propri dipendenti . Anche queste informazioni finirebbero nei database della polizia e del governo di Copenaghen.
Mauro Vecchio